lunedì 22 dicembre 2014

FENOMENOLOGIA DEL BABBAZZO

Ogni bambino a 3, 4 anni accetta serenamente che Babbo Natale sia parte integrante della realtà; fino ai 7, 8 anni questa sorta di magia viene accolta senza dubbio alcuno.
Mia figlia no. Simona da novembre a questa parte mi riempie di domande, e mostra un certo scetticismo.
Beninteso che ADORA Babbo Natale, come tutti i bambini, e noi non le abbiamo imposto minimamente la sua figura: è arrivata da sé.
Nell'ordine sono arrivate le seguenti domande:
"Come fai tu a parlare con Babbo Natale"
"Come fa ad entrare in casa"
"Come fa a conoscere tutti i bambini e a sapere se hanno fatto i bravi"
"Come fa a sapere dove abitano i bambini: io non so dove abitano i miei amici e sono pochi"
"Il BN dei centri commerciali e dell'asilo di Alessandro sono Babbi Natali UMANI" (Sa il cielo cosa intenda).
A corollario della precedente:

"Però perché se quelli che vedo in giro sono AIUTANTI, devono essere vestiti ESATTAMENTE COME BABBO NATALE" (Questa è complessa, ma non ho capito se si aspetta che gli aiutanti siano solo elfi, o se comunque denigra LA DIVISA).

In ogni caso, i desideri sono chiari e precisi e la letterina è stata compilata...Via mail. Ho dovuto improvvisare il fatto che, rispondendomi il panciuto nonno rosso dell'indisponibilità di alcuni oggetti, ci fosse un canale preferenziale segreto tra genitori e Polo Nord. Ha così preteso che si utilizzasse questo canale (appunto perché privilegiato).
Almeno non ha voluto la notifica di lettura.
Perché ancora non ne conosce l'esistenza.

Buon Natale a tutti e alla prossima!

giovedì 11 dicembre 2014

OFF TOPIC, MA NON TROPPO

Questo è un periodo in cui mi sento po' di merda. Càpita, non è che ne faccio una malattia.
Malanni di stagione, uniti a uno stato di stanchezza cronica e una perdita: una persona che ho conosciuto quest'estate è venuta a mancare.
Questa perdita mi ha spiazzato perché evidentemente mi ero affezionata più di quanto io stessa immaginassi.
Una donna che mi ha mostrato tanta gentilezza, e che negli ultimi momenti della sua vita ricordava il tempo trascorso con i miei bambini...Forse erano gli ultimi suoi ricordi lucidi, ma mi piace immaginare che in quel breve periodo sia stata felice con noi.
Una donna che mi ha mostrato che non occorre aver avuto figli per essere una nonna, e essere amorevole come una mamma.
Ha lasciato un uomo distrutto dal dolore, perché non occorre avere avuto figli per costruire una famiglia splendida.
Vi invito a riflettere su questo, per quanto banale possa sembrare: sul fatto che ciò che la vita ci riserva, può renderci migliori o peggiori ma solo fino a un certo punto. Il resto ce lo mettiamo noi.
Possiamo passare la vita a rimuginare, a chiederci perché...Oppure possiamo costruire.
Queste persone mi hanno dato l'impressione di aver costruito la loro vita, per quel poco che le ho conosciute, e in questo c'è sempre da imparare.

Alla prossima.

lunedì 17 novembre 2014

MASCHI E FEMMINE

Ora. Colonna sonora "Crazy little think called love" dei Queen.
Fa un passetto laterale appoggiato al pouf del divano. Ne fa un altro. Poi muove una gamba ma dimentica l'altra e rimane in semi-spaccata, si gira e mi guarda molto perplesso. Recupera il piedino dimenticato, fa un altro passettino. Gli tendo la mano e la prende e si lascia dal pouf. Sorride dimentico che è in piedi con l'unico ausilio di un dito di mamma.
Barcolla e si ricorda. Si siede.
Alessandro ha lo spirito dell'"avventuriero comodo". "Avventuriero" perché ha un sesto senso nei riguardi dei pericoli e ci si butta a pesce. "Comodo" perché non credo che camminerà molto presto autonomamente: si tira su di braccia, con una forza incredibile, ma è piuttosto scoordinato e sbatte zuccate ovunque.

Se devo dire che esistono differenze tra maschi e femmine sulla base della mia esperienza...beh, sì. Lui è un cialtrone: mangia pasticciando, se non vuole fare qualcosa si ribella fisicamente. Fargli lavaggi nasali o instillazione di collirio è una specie di sfida.
Simona me la ricordo delicata, già principesca da piccola. Lui riesce a starnutire e buttare tutto quello che esce dal naso nei capelli nel giro di un secondo netto.
Maschi appunto.
Ha un rapporto col cibo che va dal famelico andante al "vabbé mi fa schifo, ma lo mangio lo stesso perché tu hai la faccia di quella che mi lascerebbe morire di fame!". Simona in 4 anni non ha mai rotto un giocattolo, non appena lui si è avvicinato alla macchinina/carrellino ha distrutto il cambio nel giro di qualche giorno. I giochi con un minimo di elettronica hanno vita breve, perché lo sport è sbattere: è un lanciatore, butta tutto a terra, sbatte tutto perché gli piace il casino. Tocca le prese di corrente poi si offende se lo allontani in malo modo.
Però non ricordo coccole da koala come me le fa lui, Simona era più selvatica. Quindi in questo me lo sto godendo da matti.
I maschi sono più mammoni? Forse sì, anche se non è uno che sta in braccio volentieri, quando sono nel suo campo visivo mi cerca per un contatto. Piange se lo ignoro, anzi, frigna.
E noi mamme come siamo coi maschi? C'è qualcosa di diverso, come ho detto altre volte: il lei rivedevo me, in lui vedo Ivan. Ma non sono più attaccata ad uno piuttosto che all'altra, o per lo meno non mi ci sento.
Queste considerazioni sono comunque senz'altro un po' fallaci, perché non tengono minimamente conto che 1) a prescindere dal genere due individui sono diversi per carattere e indole e 2) che noi genitori diamo input educativi diversi perché mediati dall'esperienza.
Ora chiudo, colonna sonora "Breakthru"...Your smile speaks books to me
I break up with each and every one of your looks at me...

Alla prossima!

sabato 18 ottobre 2014

LA VITA IN POCHI SEMPLICI CONCETTI.

A 4 anni il mondo è bello tondo. E ogni problema della vita si affronta tenendo presente che esistono delle certezze imprescindibili:

1) Se una mamma allatta, non c'è ragione alcuna perché mamma non possa servirsi di quel latte per fare colazione. Dopotutto si risparmia sulla spesa.

2) Non esiste limite alla vaporosità di una gonna o alla strettezza di un paio di pantaloni. I pantaloni larghi non sono contemplati nell'abbigliamento quotidiano. Si tollera giusto la tuta. Tollera eh, non apprezza...Nemmeno se con la giusta dose di pucciosità principesca.

3) A tal proposito: qualcuno con figlie più grandi mi sa dire se ad un certo punto finisce la fase principesse Disney? Preferirei la fase tartarughe ninja...o dinosauri...o qualsiasi altra cosa.

4) "brava hai fatto le lettere! Questa N è giusta ma questa è al contrario"
"Basta che prendi il foglio e lo giri: se lo giri di lato così viene una lettera nuova [la s], se lo giri dietro viene un'altra lettera. Così ho scritto solo questa." (2 al prezzo di uno). 

5) I maschi dell'asilo sono tutti dei puzzoni,  ma con precise eccezioni delle quali si dichiara innamorata. Sono tre. Al mio tentativo di spiegare tra il serio e il faceto la monogamia, accade questo: "Di solito si ama e ci si fidanza con una persona sola"
"Perché?"
"Perché il cuore è impegnato a voler bene solo a lei. Ad esempio la mamma ama solo il papà. Non ama altri uomini."
"E papà?"
"Anche papà.  Ama solo mamma."
Silenzio. Mi guarda intensamente. 
"E sei sicura?"
"..."
Avete letto: "come minare un solido matrimonio in poche semplici mosse.".
Alla prossima!

domenica 21 settembre 2014

MIGLIORARE

Se non vuoi che tuo figlio deluda le tue aspettative, non caricarlo di aspettative. Sto imparando pian piano a farlo, per entrambi.  Mi sono resa conto che da Simona pretendo tanto. E mentre non transigo in quanto a educazione e rispetto, posso sicuramente migliorare nella pretesa di autonomia.
I nostri figli vivono ritmi circadiani di 26 ore, me ne accorgo parlando con le colleghe che hanno figli grandi...scuola fino alle 4, sport, magari più d'uno. Sono oberati di compiti persino in vacanza, e non è previsto nel loro vivere quotidiano una sana ora di svacco davanti alla TV con il cervello in stand by. In tutto questo hanno dietro noi che li seguiamo (e questo è un bene), ma spesso li sproniamo come cavalli al derby, verso non si sa bene quale meta poi. Da un lato genitori che ignorano i figli trattandoli come soprammobili da spolverare ogni tanto,  dall'altro vedo me stessa che faccio da giudice e giuria ogni santa mattina quando Simona deve vestirsi (sa sola), lavarsi (da sola) e fare colazione (in tempi ragionevoli). È brava in quello che fa, ma è lenta si distrae...allora devo ricordare a me stessa che ha 4 anni e il mondo è ancora un bel posto per lei, meraviglioso anche nel più piccolo polveroso angolo, perciò si distrae anche per una moschina che vola. Mio marito è più indulgente,  io sono poco incline, anche per come sono fatta.
Penso che basterà impegnarsi un po'. Alla prossima! 

sabato 6 settembre 2014

DI GUFI E DI CILIEGI

È un "gufetto" Alessandro, che gioca con gli altri gufi della sua sezione,  e io mi sto perdendo il suo inserimento al nido perché non avevo più ferie né giorni di maternità.  Pazienza, l'importante è che sta accettando il tutto con serenità.  È che diventa grande anche lui, con le sue paroline incomprensibili, con il suo girare per casa e con il suo volersi arrampicare sul mobile del salotto. Non gattona normalmente: prima strisciava e rotolava,  ora fa una specie di nuoto a rana puntando i piedini e va veloce, puntando ciò che non deve come cavi, casse, lampade...e vuole stare in piedi, vuole camminare anche se non è ancora capace.

Simona è ancora nella sua sezione ciliegio. Con la sua maestra Cinzia e un'altra nuova di cui non si ricorda il nome. È andata il primo giorno con la sua sacchettina nuova della dottoressa peluche,  il suo bicchiere nuovo della dottoressa peluche...ci fosse stato altro della dottoressa peluche forse l'avremmo, ma vivaddio ci siamo limitati a questi due acquisti. Mi ha già detto che per le elementari (mancano due anni) vuole lo zaino delle winx e le scarpe lulù che ha visto su Rai yoyo. Mi preoccuperò quando in terza elementare mi chiederà le chiavi della macchina, probabilmente. 
Consumismo sfrenato e pubblicità sono i motori dei canali per bambini evidentemente: lei non è immune, ma rimedieremo un po'. 

L'anno è cominciato e il rientro al lavoro dopo quasi un anno e due mesi in montagna sola coi bambini è stato quasi un sollievo. Ero stanca. Lo sono tutt'ora ma nelle ore di ufficio, per quanto io debba grattare via ruggine dal cervello per ricordare le cose, recuperare il tempo intellettualmente ozioso della maternità,  posso stare seduta, bere un caffè senza sentire "maaaammaaaa" o le manine del nanetto sul pavimento in posti da cui doverlo recuperare immediatamente. 
Perciò rieccoci qui in città...alla prossima! 

martedì 5 agosto 2014

I 4 ANNI

Mi sono accorta che i 4 anni sono un'età piuttosto bizzarra. Da un lato vedi quanto tua figlia sia maturata e indipendente e ti sentiresti di allentare le redini, di darle maggiore autonomia...Dall'altro però ogni tanto fa delle cose veramente idiote, si butta in iniziative estemporanee senza capo né coda: come quando del tutto senza preavviso prende ed esce dalla farmacia perché "mi ero stufata di stare in fila e ti aspettavo fuori"; oppure quando mette una sedia sotto una finestra per guardare meglio gli alberi...È vero che qui in montagna siamo a pianterreno,  ma ho subito cassato la sua iniziativa con molta enfasi.

Però è assolutamente autonoma in bagno e nel vestirsi, sa piegarsi le magliette, sa attraversare una strada (anche se non le consento di farlo da sola), sa aiutarmi a fare la spesa, sa scrivere qualche lettera del suo nome e criticare una cena in ritardo ("ma perché non è ancora pronto? Potevi cominciare prima a cucinare!"), sa fare dell'ironia ("vado a letto che sono stanca"
"Stai un po' in cucina con noi Simona, oltretutto tra poco arriva un forte temporale"
"Ah ah ah! Mamma! Ho detto che vado a letto, mica sul balcone!")...Insomma, sembra così "grande",  ma poi all'improvviso si butta in qualcosa di stupido e impulsivo, quindi capisci che devi comunque tenerle gli occhi addosso...
E magari riaggiustarle un po' la bocca: "quel signore è  vecchissimo mamma, c'ha anche il bastone!" (Ad un signore che ha evidentemente sentito tutto e per fortuna l'ha presa sportivamente)
"Non è colpa mia se voglio comprare i giochi! Sei tu che mi porti qui al parco e c'è il mercatino dei bambini! Io vedo le cose poi per forza le voglio." Non fa una grinza. Vecchie stupide tentazioni. 


venerdì 4 luglio 2014

QUELLA COSA CHIAMATA SILENZIO

Mi sono resa conto di due cose in questi giorni,  in cui ci siamo trasferiti in montagna: la prima è che i miei figli sono troppo cittadini, la seconda è che normalmente vivo nel caos.
Della prima mi ha dato compendio Simona non sapendo nemmeno come fosse fatto un grillo, stupendosi del colore del mantello delle mucche alpine (per lei le mucche sono bianche e nere, e basta) e spaventandosi per ogni insetto le volesse intorno...Stiamo rimediando a tutto, ma dei ragni purtroppo ho una paura fottuta io stessa, dunque non so molto bene che fare. 
Altra cosa sono le ortiche: Simona non aveva mai visto ortiche,  nei parchi cittadini semplicemente non esistono. Dunque volendo evitare l'approccio tattile, sto cercando di insegnarle a riconoscerle per evitare con cura di avvicinarsi. Io da piccola ci sono finita dentro, quindi ricordo bene quanto siano malefiche.
Alessandro invece a quanto pare ha qualche gene vampiro nel suo DNA, perché riesce a colorarsi sotto il sole anche con la protezione solare 50. Considerato che per fargli tenere su il cappello occorre incollarglielo alla testa, è spesso a capo scoperto. Anche se glie lo rimetto continuamente.
Spero vivamente che la sua pelle si irrobustisca un po'...Nel frattempo ha messo su due gote da Heidi che sono da mangiare.

Il silenzio totale invece è una cosa a cui io non sono abituata, e che sto apprezzando molto: vivere in per un po' senza clacson, rombi di auto, gente che urla, lavori in corso...beh sembra che mi si stia rigenerando il cervello. 
Qui alla peggio c'è un vicino che sta rasando il prato di casa...Beh oddio, stamattina c'era un arzillo e pingue nonnetto abbronzato e in mutanda bianca che stava ripulendo il giardino dalle foglie. È stato un po' un trauma, ma più per la vista che per l'udito.

Guardo il cielo che è blu terso, sento l'odore degli alberi intorno a me, e mentre cammino riesco a udire il rumore del mio respiro... Forse staccare un po' dalla città mi ci voleva proprio.
Alla prossima!

mercoledì 18 giugno 2014

ANNIVERSARIO

15 anni fa circa cominciavo una nuova vita, che non immaginavo minimamente sarebbe stata così. Ho diviso e condiviso il 41,6% della mia vita con una persona, è una enormità...
Perciò grazie per questo 41,6% che abbiamo vissuto insieme, per tutta questa vita che è scorsa velocemente ed ha visto mille cambiamenti. 
Grazie per il resto della vita che trascorreremo insieme.
Grazie perché hai deciso di invecchiare con me.
Grazie per i figli che stiamo crescendo e grazie perché mi aiuti ad essere una madre decente.
Grazie perché non hai bisogno di me per essere un padre eccellente. 
Grazie per le volte che mi ascolti e per le volte che mi ignori.
Grazie per l'amore che abbiamo fatto vissuto e condiviso.
Grazie anche per quando mi sono seduta a pensare cosa volevo dalla mia vita futura,  e non ho avuto dubbi.
Grazie perché non mi fai mancare mai niente.
Grazie per le risate che mi sono fatta con te e che mi farò...specie se non attese.
Grazie per quando la vita ci ha messo davanti delle difficoltà e ce l'abbiamo fatta a superarle senza rompere le balle a nessuno.
Grazie per quello che mi hai insegnato e per quello che hai imparato. Ed essendo entrambi cocciuti, è stata una bella lotta.
Grazie perché non hai mai sprecato un "ti amo".
Grazie perché il motivo è che non parli a vanvera.
Continuerà a non piacermi come stendi i panni...ma continuerò ad amarti lo stesso.


martedì 3 giugno 2014

CRESCONO

Ti accorgi che stanno crescendo quando lei riesce a stupirti con discorsi come questi:

- Mamma perché la tua patata è così grande e la mia piccolina?
- Perché io sono grande...e poi ci siete passati sia tu che tuo fratello!
- Eh già io poi c'ho la testa grossa!
......
- Mamma voglio che sulle mie mutande dietro c'è il disegno del mio culotto,  così poi si può vedere. [Mi sono rifiutata di approfondire]
......
- Perché dici che Alessandro è un merdone? [Ehm...]
......
[Dopo aver lasciato per tutto il week end la sua bambola Pina all'asilo...]
- Io sono la mamma di Pina.
- Ah! E sei una brava mamma se l'hai lasciata da sola in casetta all'asilo per tutti questi giorni?
- Uff, mamma, c'erano tutte le altre bambole e alcune sono molto più grandi di lei e si è divertita! [Per la serie: quante storie che fai]
......
- Perché sei un po' cicciottella? 
- Mi piace troppo mangiare, quando si è così grandi bisognerebbe mangiare meno...
- Ma a me mi piace così che quando ti abbraccio sei come un pelouche! [Questa mi ha quasi fatto piangere....]

Ti accorgi che lui sta crescendo perché ruba zucchine dal fruttivendolo, allungando la mano mentre sei chinata a prendere una piccola anguria, ignara del misfatto. Lui dal suo marsupio se la ghigna soddisfatto; ride, parla (meno di sua sorella, e diciamo grazie!), e mangia con molto gusto, si gira sottosopra, sta seduto, accenna a strisciare...ma soprattutto riesce a far fare un volo di 3 metri agli occhiali...per fortuna infrangibili. Al mio "No" detto con autorità ride di gusto. Cominciamo bene...

lunedì 28 aprile 2014

SONO PRONTA: PARTO, PARTO...MA 'NDO VAI?! (PARTO TWO)

Forse me lo sentivo, qualcosa dentro di me da po' di tempo stava per scadere. Come una mozzarella, uno yogurt,  non so...
Il venerdì precedente avevo avuto il primo controllo in patologia della gravidanza. Il medico mi aveva anche prospettato di arrivare alla quarantesima settimana: i valori pressori e degli esami ematochimici erano buoni. Ero uscita dall'ambulatorio piuttosto felice e soddisfatta, pensando che forse non sarebbe andata come per Simona, dopotutto. Il venerdì successivo la mattina la mia pressione era 125/80, mi sentivo bene, Simona era a casa...Non ricordo se per uno sciopero o cosa. Avrei passato la giornata con lei, avremmo giocato tranquillamente e avremmo atteso il ritorno di Ivan.  Poi qualcosa cambia. 
All'improvviso mi sento strana, confusa. Vedo mia figlia che mi guarda perplessa e spaventata (questa cosa, il fatto che lei si sia spaventata per me, ancora non mi fa dormire la notte).  Ho una incontrollabile voglia di piangere, mi sento improvvisamente sull'orlo di una crisi isterica senza motivo, e inizio a sentire nettamente le extrasistole ad ogni passo. Mi sdraio e mi misuro la pressione a intervalli di 10 minuti, come mi avevano detto di fare. Non scende. 195/135. Chiamo Ivan,  chiamo i miei perché si tengano Simona...mentre aspetto che Ivan rientri dall'ufficio penso che se mi sta succedendo qualcosa di grave forse sto vedendo Simona per l'ultima volta. E la abbraccio e non riesco a smettere di piangere. Dovete capire che ero confusa...nei momenti di lucidità riesco a radunare la borsa per l'ospedale e pensare che Alessandro si sta muovendo continuamente quindi forse lui sta bene,  ma io no. Simona ha paura e io sono sua madre devo riprendere il controllo. Mi impongo di rimanere sdraiata e parlarle. Lei vede la macchinetta della pressione. Ho disattivato l'allarme perché suona in continuazione. Arriva Ivan e saliamo in auto.
Non ricordo molto del viaggio. Saluto Simona e poi mi trovo all'accettazione di Niguarda. 
Subito in ostetricia. Mi attaccano il tocografo e sento che il cuoricino di Alessandro batte bello vivace.  Ma la mia pressione è uno schifo: 236/126. Sono subito in sala parto.
Mi mettono nella stanzetta di terapia intensiva del blocco parto. Ivan è fuori a prendere la borsa e improvvisamente si fanno tutti molto solerti.  Flebo di solfato di magnesio, monitor al cuore, saturimetro,  bracciale per la pressione, catetere. Vedo spuntare una infermiera con le calze bianche antitrombo: "mi fate il cesareo?" Chiedo a quello che credo sia il medico di turno.  C'è tanta gente intorno e si palesa l'anestesista a farmi diverse domande. Non mi rispondono, ma io faccio due più due.  Mi preparo mentalmente a quella che potrebbe essere la notte in cui nasce il mio bambino: cerco di mantenermi di buon umore anche se so che a 34+5 vedrò un pulcino più che un neonato. 

Nel frattempo a Ivan hanno detto che se la pressione non fosse scesa col solfato,  avrebbero tentato un'altra strada terapeutica ma se anche quella fosse stata poco efficace dopo due ore mi avrebbero praticato il taglio cesareo. A me non dicono nulla, scherzo con le ostetriche,  alcune di loro le conosco già dal parto di Simona. E la pressione scende. 

Da quel momento vengo monitorata ogni ora per 72 ore, non posso muovermi,  ho il catetere. Nessuno può entrare eccetto mio marito, che viene a trovarmi, ma nel frattempo c'è una camera da imbiancare perché a breve verranno i mobilieri con la cameretta nuova dei miei due figli, uno dei quali non ha ancora visto la luce.
Il mondo esterno mi è estraneo perché continuo a pensare a Simona. A sperare che non si sia spaventata troppo, che stia bene dai nonni che non si preoccupi per me. A sperare di rivederla presto...
Nel frattempo sento partorire non so quante donne, alcune delle quali con urla disumane. Sento un neopadre litigare col ginecologo urlando a gran voce, sento di situazioni concitate...e io sono lì nella mia stanzetta con pompa di infusione e fili attaccati e il maledetto catetere. Ogni ora una infermiera o ostetrica mi prende i parametri,  e misura quanta urina io faccia...penso "cavoli!  Sarà meglio darsi da fare con questa pipì" in un delirio di stanchezza e debolezza. Non dormo perché ogni minuto c'è una donna che urla e ogni ora una infermiera che mi misura la pressione. 
Si palesa in me l'idea che mi terranno allettata in questo modo fino alla 37 settimana quando partorirò.  Penso che non vedrò i miei e mia figlia per due settimane, e mi invento di farmi un video da mandarle. Magari mentre mi faccio il tracciato di Alessandro...Ma non ce n'è bisogno: la notte tra sabato e domenica ho tachicardie frequenti e la domenica vengono a comunicarmi che intendono farmi partorire.  Inutile aspettare: il bimbo starà bene, magari qualche giorno di incubatrice o di Tin,  ma nulla di preoccupante.  Cercheranno di indurre il travaglio, per evitare il cesareo. Questo perché fa meglio al bambino.
Il dottore che mi parla di questo mi tiene la mano. Io dico "ok sono d'accordo"...capitemi: tre giorni così mi erano sembrati 3 anni, e non volevo rischiare. Continuavo a pensare "se diventa eclampsia....se diventa eclampsia..." come un mantra. Se diventa eclampsia possono sussistere danni permanenti a reni e fegato. E che mamma sarei potuta diventare se avessi avuto gravi conseguenze fisiche?
Quindi mi mettono la fascetta di prostaglandine. Vado avanti per due giorni perché la prima fascetta era messa male, ho qualche contrazione la prima notte ma niente di che, il mattino dopo stavo benissimo. Me la tolgono e me ne mettono un'altra. Io ricordavo che con Simona me l'aveva messa la ginecologa con lo speculum, qui per due volte me la inserisce un'ostetrica con la mano. Infatti non sento nulla.
La sera il ginecologo mi visita: niente di niente, ma la fascetta è ben lontana dall'essere posizionata bene. Usa lo speculum e una pinza.
Ci siamo. 
Le contrazioni partono a razzo, io inizio a camminare in corridoio con tutti i miei orpelli attaccati. È il secondo travaglio che affronto, e so di essere "una veloce"...chiamo Ivan che viene subito.  
Mi faccio massaggiare la schiena da lui, ho contrazioni ogni 3 4 minuti ormai. Passa l'ostetrica che mi visita: 2cm ma collo alto ancora.  
Poi succede l'inverosimile. Dopo meno di 5 minuti arriva una ostetrica che mi dice:
"Sarah (ti chiamano tutti per nome mentre stai per partorire) cambiamo sala parto. Ce la fai a camminare fino lì?" 'Lì' è a 10 metri da dove sono in quel momento,  nessun problema e mi alzo.  Arrivata nella nuova sala parto (10 metri, 20 secondi di camminata), sento l'utero contrarsi per le spinte. "Devo spingere!" L'ostetrica più anziana dice "ma ti abbiamo visitata due minuti fa!" "Sono le spinte!" Insisto.  Più tardi quella stessa ostetrica mi ha detto che alla fine mi ha visitata una seconda volta per scrupolo e perché ero al secondo parto.
Menomale,  perché sono dilatata di 6.
Mi dicono di non spingere assolutamente. Ne arriva un'altra e non passa, non smette. Io inizio a respirare affannosamente perché il mio corpo stava dicendo di espellere il mio bambino ma non ero ancora pronta. È una sensazione orribile perché quando inizia la fase espulsiva,  spingere dà sollievo. E io devo trattenere. Il dottore mi da un miorilassante per endovena, mentre continuo a sbuffare come una locomotiva.  L'utero si rilassa ma ho una tremenda pressione al basso ventre. È il sacco amniotico, ancora intatto. Mi immagino un palloncino strapieno d'acqua spinto attraverso un tubo stretto, e non devo essere andata molto lontana perché dopo poco il sacco esplode letteralmente, inondando la sala parto con un getto...credo sia una di quelle cose comicamente trash, vista da fuori...chiedo se ho beccato qualcuno, ma per fortuna l'ostetrica si è spostata per tempo. Ho un attimo di sollievo ma brevissimo perché ora riprende tutto velocemente. Ora non posso più trattenere e dopo pochi minuti e senza alcuna spinta esce la testa. Chiedo se devo spingere per far uscire le spalle e mi viene detto di fare quello che mi sento.  Così lo faccio uscire con un'unica breve spinta. Non sta piangendo e chiedo se sta bene. Ivan mi rassicura. Gli daranno un apgar di 9 e dopo 5 minuti di 10: sta benissimo...dopo poco me lo portano e me lo lasciano sul petto per un'ora perché si scaldi.  Lo trovo bellissimo, caldo e dolce. Lo accarezzo e non mi par vero che sia qui con me. Ha delle manine perfette, respira sul mio petto e, come la prima volta, c'è un momento in cui ci guardiamo negli occhi come per stabilire il primo imprinting.  E anche questa volta, il momento subito dopo il parto è il sollievo fisico più grande che ci sia: sento che potrei stare così per ore, potrei addormentarmi con lui che esplora la mia pelle con le piccole mani...Forse per capire chi diavolo l'ha disturbato, visto che nell'utero stava benissimo.

È così che è andata. Mi sono spaventata, sono stata male ma ho avuto la mia alba migliore. È stato un parto anomalo, precipitoso,  e le ostetriche il mattino dopo ne parlavano. Alessandro non è stato in incubatrice,  né in terapia intensiva. Si è fatto 2 ore di culletta termica poi me lo hanno portato.  Era il più piccolo e tenace del nido con i suoi 2 chili e 380. Lo chiamavano polletto, navigava nelle tutine 0 mesi ma stava stretto nelle tutine dei prematuri. Un classico late preterm. 

Ho aspettato a raccontare, perché dovevo elaborare alcune cose. Perché è stato tutto meraviglioso e orribile allo stesso tempo ed ora che nella mia mente la sequenza temporale si fa un po' confusa, ho sentito l'esigenza di mettere nero su bianco. 
Spero di non avervi annoiati...Alla prossima! 

martedì 22 aprile 2014

OGNI NOTTE

Da un po' di tempo i miei bambini vanno a letto alla stessa ora. Ore 20.45: pipì, denti, bidet o doccia, pigiamino per lei, cambio, bidet, crema per lui. Poi c'è il rito "baci baci" e una storia che sia letta o inventata, raccontata seduta sul bordo del letto; la scelta ardua dei pelouches con cui dormire (massimo due alla volta, i preferiti sono Micia e Niglio, nonostante ne abbia talmente tanti da poterne combinare 2 alla volta per settimane) e infine "Buonanotte mamma" (o papà, a seconda di chi provvede). Per lui è più semplice: salutiamo l'angelo all'ingresso della cameretta (è un Thun appeso a forma di angioletto), "baci baci" e poi rimbocco delle coperte o del sacco nanna; acqua,ciuccio, dou dou e via a dormire. Ad Alessandro piace tenersi sulla guancia qualcosa di morbido per addormentarsi e il suo dou dou drago Poffi è immancabile.

Prima di andare io stessa a dormire finalmente, mi piace dare un occhio in cameretta e sentirli dormire. Si possono percepire distintamente i due respiri profondi, a ritmi diversi,  uno accanto all'altro come due musiche lievi che si sovrappongono. Simona dorme prona allontanando le coperte (devo rimboccarla bene ogni volta per sperare di trovarla coperta al mattino), Alessandro ancora supino con le braccia sollevate quando è profondamente addormentato...Se li sfioro sono tiepidi e abbandonati,  anche se magari 5 minuti prima stavano dando di matto in salotto.

Simona da quando Alessandro dorme in cameretta (cioè praticamente da subito) lo cerca,  vuole dormire con lui in camera perché così non è da sola. Magari si lamenta che non la fa dormire se ci mette un po' ad addormentarsi: "Mamma Alessandro mi ha svegliata ancora!", ma se va a letto prima di lui immancabilmente ci chiede: "Alessandro arriva subito vero? Così dormiamo assieme!"; allora sento che, sebbene lui sia stato il frutto di una scelta di coppia, ha portato qualcosa di buono anche a lei, le ha creato un legame che è diverso da tutti gli altri...Per rendersene conto basta ascoltarli respirare. È in quel momento, poco prima che la stanchezza possa finalmente prendere il sopravvento anche in me, che mi dico: ma sì,  ne è valsa la pena.
Buonanotte. 

giovedì 3 aprile 2014

COPROLALIA E SVEZZAMENTO

"Ah cavolo mi è caduta la busta"
"Mamma che cos' è cavolo?"
"Una pianta, anzi una verdura come le patate le zucchine i peperoni che ti piacciono tanto. Ogni tanto te l'ho cucinato."
Sghignazza sorniona... "e si dice cavolo, solo cavolo vero mamma? "
"Sì si dice cavolo, perché cosa altro si dovrebbe dire?"
So che glie l'ho servita su un piatto d'argento "NON SI DICE CASSO, SI DICE CAVOLO" urla soddisfattissima.
"Non si dice perché proprio non sta bene. Ma lo dici all'asilo?"
"Nooo io no: solo Giulia, Ettore e Marco" [i nomi sono di fantasia ndr].
"E le maestre li sgridano? "
"Sì perché si dice cavolo non CASSO, CASSO non si dice."
"Infatti e lo stai dicendo e io non voglio."
"Ma dico CASSO per dire che non si dice CASSO".
Va beh, ho perso. Che vi devo dire?

L'altro nanetto ha già cominciato lo svezzamento. Solita routine di brodo insipido e creme disgustose. Ride sdentato sul seggiolone e poi scopre che spruzzare pappa dalla  bocca è la cosa più divertente del mondo. E io mi innamoro di nuovo ogni volta.


domenica 9 marzo 2014

HO SCOPERTO COME VIVERE MEGLIO

Quando arriva un figlio, un figlio programmato o comunque voluto, è come se un giorno entraste nella vostra pulita e ordinata casa, apriste un armadio a muro e tutto vi crollasse addosso. Pensavate di aver fatto ordine nella vostra vita, ma era mera illusione.  Ora ci sono cianfrusaglie ovunque e in apparenza nessuno spazio per riporle. In più avete una palla medica in mano che va riposta anch'essa in ordine. Ecco la vostra vita.
Per mettere ordine dovete per prima cosa appoggiare la palla medica. Come fare? I primi tempi è più facile, anche se non vi sembra affatto. I primi tempi la palla chiede solo di essere pulita, nutrita, coccolata e messa a dormire. Ciascuna di queste azioni è piena zeppa di imprevisti, ma almeno non va ancora EDUCATA. 
Per affrontare gli imprevisti e riporre la palla medica al suo posto cosmico nell'universo, ho trovato che mi è utilissimo uscire dal mio ruolo di madre e pensare a "cosa farei se questo pupattolo non fosse mio?". Serve a sgrassare la palla delle ansie emotive: "oddio come faccio a lavargli il naso se piange disperato?" ha come unica risposta logica "non sta morendo e non gli sto facendo nulla di male, quindi glie lo pulisco ugualmente". Attenzione, non  si tratta di non godersi il proprio bambino, anzi, ma di farlo con tranquillità.  Funziona? Abbastanza, ma occorre un grande esercizio di autocontrollo: parola misteriosa che corrisponde ad uno stato che conoscevo ben poco. Un po' ho imparato e sono ampiamente perfettibile.

Ora che avete appreso questo interessante ragionamento, il resto viene da sé applicandolo ai problemi quotidiani non legati ai figli. Mi spiego: da un po' di tempo se ho un problema,  una decisione da prendere provo a chiedermi: "Ok, cosa avrei fatto se un amico o una persona comunque a me molto cara mi avesse esposto questo problema?". Questo ragionamento ne toglie tantissimi di strati emotivi.  Perché appena applicato, mi metto sulla difensiva: "ehi! Io non sono così,  nessuno può capire come mi sento,  ho un dolore nell'anima che mi sta togliendo il fiato e non si può capire come mi sento ora!" E dopo di ciò il pensiero che viene in mente a me è: "ma sono così rompicoglioni vista da fuori?". Al 99% la risposta è sì. Perché essere se stessi è più difficile che guardare gli altri, da che mondo è mondo.
Secondo me allora il giusto compromesso per vivere serenamente è cercare di guardare se stessi come se fossimo "gli altri" e guardare gli altri mettendoci nei loro panni. 
Io ci sto provando e man mano gli scaffali del mio armadio a muro si stanno riempiendo...ogni tanto devo riorganizzare un po', alle volte mi sembra di ricominciare da capo ma che diamine! Un po' di imprevisto rende il lavoro meno noioso...
Alla prossima.

giovedì 20 febbraio 2014

DELLA MORTE

"Mamma"
"Mmmmh..." sono le 7.30 del mattino. Piove e non ho dormito molto,  ma non è colpa del piccoletto pieno di cacchetta e sorrisi...
"Quando io sono vecchia voi siete morti." Ho cercato di capire se ci fosse un punto di domanda alla fine della frase, ma a) non avevo ancora bevuto il mio caffè e b) il suo sguardo parlava da sé. Intuisco che Ivan in cucina si sta dando una scaramantica grattatina, ma decido di soprassedere.
"Immagino di sì...Tutti devono morire prima o poi." E mi sono rivista mentalmente Troisi che dice "Mo me lo segno".
Non seguono altre domande, ma sono giorni se non settimane che in casa si parla di morte. 
"I nonni sono vecchi. Tu diventi vecchia come i nonni?"
"Sì,  ma tu sarai grande e magari avrai una tua famiglia"
"Posso stare con voi?"
"Dubito che lo vorrai." Mi viene da sorridere e una certa vena di panico all'idea di averla tra le croste fino ai 30 anni.
"Ma poi muori?" -Aridaje....-
"Si Simona. Ma quando sarai molto molto grande, finché sei piccola cercherò di non morire per stare con te. "
Se ne va pensierosa...
Ogni tanto fa morire qualche bambola, cagnolino immaginario ecc...liquida la cosa con "ne prendo altri" quindi sono portata a pensare  che per lei la morte sia come buttare nella spazzatura qualcosa. Mi rendo conto che sbaglio quando è in un momento "no" nel quale mi dice piena di tristezza: "ma io non voglio che diventi vecchia voglio stare sempre con te!". Che tenera...non giova molto alla mia autostima, ma è comunque tenera. 
Poi conclude con "beh se anche muori te c'è papà e quando muore papà c'è sempre Alessandro". Allora siamo a posto.

mercoledì 22 gennaio 2014

COSE CHE ACCADONO

Oggi Alessandro compie 3 mesi. Avevo rimosso alcuni passaggi della fase 0-3 mesi (allatto sì, posso riassumere questa cosa come "due palle mostruose"):

- Procedura allattamento: se ha molta fame si attacca,  stimola il riflesso di emissione, il getto di latte gli arriva in gola e si strozza...ma a differenza degli altri neonati non è che si stacca e tossisce: strabuzza gli occhi, diventa rosso e va in apnea. Continuando a cucciare. Allora mi allontano io. Quando ha finito soffia..Davvero. Soffia sulla tetta. Ho cercato su internet se c'erano precedenti, ma a quanto pare Alessandro è l'unico. Me ne farò una ragione...

- Unghie assassine: le unghiette dei neonati sono dei rasoi affilati che affondano nella vostra pelle, e per quanto voi siate accurati a tagliarle ci sarà sempre un angolino assassino che vi artiglierà la faccia. La procedura di taglio unghie:
1) Alla poppata ricordarsi di portare la forbicina apposita sul tavolino in salotto, altrimenti i vostri neuroni dimenticheranno istantaneamente della necessità di questa operazione fino a nuovo graffio.
2) quando è addormentato sulla sdraietta vicino alla finestra effettuare una manovra di avvicinamento carponi sul parquet
3) afferrare delicatamente la manina e tagliare rapidamente
4) non fare alcun rumore, non stringere troppo le microditine
5) scivolare come un giaguaro silenzioso dietro il pupo e porsi dall'altro lato per fare l'altra manina
6) nel caso di irrigidimenti o mugugni...Sospendere l'operazione e attendere la quiete.

- L'invasione di merda: non importa quale taglia o marca di pannolini usiate, quando è quella grossa trasborda. Sotto o sopra...o nei capelli alle 4 del mattino. Riesco a lavare quei body solo con l'uso della candeggina.

- The Exorcist: a volte non rigurgita per giorni. Ma ci sono giorni in cui rigurgita a getto, saltando il bavaglino e arrivando direttamente sui miei vestiti.

- Telepatia: fate questo esperimento. Mentre il pupo dorme pensate intensamente "Ora mi faccio una doccia di mezz'ora"  oppure "ehi, approfitto di questa quiete per farmi una maschera di argilla/manicure/leggere un libro". Istantaneamente il pupo emetterà un suono dal suo caldo angolino di nanna,  come a dire "cosa vorresti fare tu?!".

E la cosa divertente del provare tutto questo una seconda volta, è che gli stessi passatempi che avevo 3 anni e mezzo fa sono tutt'ora validi: c'è sempre una puntata della signora in giallo, o una televendita di un frullatore che ti ha sempre attirato da vedere mentre si allatta. C'è sempre un bollitore pronto per il the caldo o la tisana rilassante. C'è sempre a portata di giretto la pasticceria migliore della zona,  un mercato,  l'estetista che ti fa le sopracciglia col pupo addormentato accanto...Di nuovo c'è e ci sarà sempre una figlia più grande cui il pupattolo riserva i sorrisi più belli quando torna dall'asilo (a proposito: non chiamatelo asilo o si incazza...È la scuola materna.  Punto.)

venerdì 17 gennaio 2014

L'IMPORTANZA DEI NONNI

Oggi mi sono ricordata che mia nonna Albina ci faceva divertire incendiando la carta delle arance e facendola volare. Mi ricordo che ci portava al mercato e talvolta prendeva delle caramelle ripiene di liquirizia che mi piacevano tanto, oppure dal droghiere prendeva un pezzo di pancetta tesa e delle rosette con cui fare panini a merenda. Quando ero più piccola e mia sorella forse non se lo ricorda o non era ancora nata, prendeva le anguille vive dal pescivendolo e mi ci faceva giocare. 
Mi devo concentrare sui bei ricordi perché mia nonna materna è stata un incubo in terra e, nel mio caso, una ossessione. Me la sogno ancora viva e nel sogno lei ha sempre l'Alzheimer e si fa la pipì addosso e per qualche motivo ogni volta diverso io sono ancora una giovane donna che vive coi propri genitori e lei è tornata dall'istituto e dormirà ancora nella stanza accanto gridando e alzandosi un sacco di volte di notte confusa. Dicono che sono i sogni dei reduci questi, o di chi ha accudito un malato grave per molti anni. Io non l'ho accudita, ma quando ci vivi a contatto così stretto forse è inevitabile. 

Mia nonna paterna la conoscevo meno. Era di personalità ruvida e aveva i tratti matronali delle donne del sud. Mi chiamava per nome con una inflessione d'accento irripetibile che mi faceva sorridere. Lei è stata l'unica persona cui ho detto addio davvero. Due giorni prima che morisse sono stata nella terapia intensiva in cui era ricoverata. Aveva l'ossigeno,  parlava a fatica e lo sguardo di chi sta già guardando oltre. Ha sorriso e mi ha detto che il suo vicino di letto non si era mai svegliato che si sentiva molto stanca e dolorante...devo averle detto le solite frasi che si dicono in questi casi "dai che ti rimetterai presto" o una analoga. Lei mi ha guardato negli occhi con una lucidità spaventosa e mi ha detto con voce ferma "Sarah ma tu pensi che sia vita questa qui?!" E io le ho risposto. Le ho detto: no, per me non lo è; secondo me è vita finché uno trova le ragioni per lottare,  quando queste vengono a mancare val la pena chiudere gli occhi.
Ci siamo salutate.

Dei miei nonni ricordo soprattutto i sorrisi. Di mio nonno materno solo quello perché è morto quando avevo sei anni. Mio nonno Nino lo ricorderò sempre in canottiera bianca e pantaloni cachi che si guardava la cavalleria rusticana in tv. Ricordo i canarini e le partite a settemmezzo a natale. Ricordo che finché anche la sua testa non è naufragata, ci ha sempre difeso.
Tutti e quattro li ricordo nei loro feretri e nessuno dei miei figli ha potuto conoscerli.  Non ho potuto nemmeno far vedere loro quello che sono diventata...
Io non so se i nonni sono fonte di saggezza. ..secondo me dipende dal singolo. Sono sicuramente fonte di storie legate a un passato lontano che ricordo con curiosa precisione... Io a 35 anni posso dire serenamente che nessuno dei miei nonni era una persona facile.  Forse nemmeno mio nonno materno,  in gioventù incline alle risse e dallo spirito "ribelle" (almeno questo mi raccontava mia nonna). Alcuni aspetti del loro carattere li ho capiti molti anni dopo. Mia nonna paterna è dovuta crescere sposandosi (a 14 anni...sì, non c'era Violetta allora) e forse certi aspetti spigolosi o amari della vita ha dovuto impararli molto in fretta. Ho sempre pensato che lei e mio nonno avessero stabilito una sorta di equilibrio se non proprio di amore. Quando poi sono stata adulta e ho capito diverse cose, mi sono resa conto che non mi ero poi sbagliata.
Tutti questo per dire cosa? Che credo che i miei bambini debbano crearsi un pacchetto di ricordi piacevoli coi propri nonni, perché non resti nel futuro di loro solo l'immagine di quando saranno troppo vecchi per giocare. Non potrò dir loro come sono fatti, perché un figlio ha una visione ben distinta di un nipote. Ma sapranno loro arricchirsi, visto che sono abbastanza fortunati da poterlo fare.