venerdì 30 settembre 2011
DIMMI COSA VUOI
Non è che proprio "parla", diciamo che non sta zitta, ma di quello che dice non ci è dato comprendere nulla. Le parole che scandisce bene sono: mamma, papà, nanna, palla...Quest'ultima è arrivata due sere fa (prima diceva solo ba'), voleva la pallina di spugna mentre eravamo tutti a tavola. Ha mollato un rutto epocale ed ha esclamato "PAI...LLA"...E da allora non si è più fermata. Ieri al Nido mi hanno chiesto "Ma parla spagnolo tua figlia? E' tutto il giorno che dice BAILA!" e io: "No, in realtà è palla, se avete delle palle da farle lanciare la farete felice". Per il resto sono ore di suoni gutturali, che sembrano parole, che forse sono parole, ma non ancora ben articolate nel suo cervellino. E gesticola, si atteggia, sembra faccia discorsi seri e importanti...Indica ciò che vuole con molta energia, e si arrabbia se non capisci! Chiama MAMMA quando è arrabbiata con papà e PAPAAAAAA' quando è arrabbiata con me. 'Sta paracula! Mi aspetto che la prossima parola sia "NO" visto che diniega con la testa in maniera convintissima, specie quando è sera e inizio a dirle "Amore, andiamo a nanna?"
domenica 25 settembre 2011
DPP: IL MOSTRO (NON) RARO
Ho letto ieri, casualmente, un articolo sull'incidenza della Depressione Post Parto (DPP) nel mondo. Premetto che io NON so cosa sia, perché non ne ho sofferto (vivaddio), ma posso dire che alcune sensazioni le ho provate anche io, le abbiamo provate tutte, credo. Sui sintomi, il baby blues ecc. ecc. ci si può informare leggendo libri o cercando su internet, non voglio parlare di quello. Vorrei proporvi delle istantanee di ciò che si prova, che si arriva a provare.
Metti una sera, sei arrivata a casa da pochi giorni, sei alla tua...Mettiamo terza notte di allattamento, non fai più di due ore di sonno di fila, col risultato che appena ti addormenti sogni e sono sogni pieni di inquietudine e stranezze. Senti un mugolio, la bimba si sta svegliando, hai il seno dolente e pieno, hai i capezzoli che strillano pietà, ma soprattutto hai un mal di testa e una irresistibile, dico IRRESISTIBILE voglia di chiudere gli occhi e far finta di niente, perché hai bisogno di dormire, che cavolo! E' dal giorno del parto che non dormi come si deve! Senti le membra pesanti e ti attardi un minuto, ma dall'altra parte senti che mugola. Magari pietoso il tuo compagno può anche alzarsi e iniziare a cambiarla, ma non cambia lo status quo: tra qualche secondo DEVI tirar fuori questa tetta, DEVI sentirti svuotare ancora mentre gli occhi ti si chiudono e pensi che non puoi farcela, non puoi fare così per altri giorni, figurarsi per MESI. E senti lo sconforto di chi non si può sottrarre. Vi assicuro che è una sensazione così reale: quello che provate per vostro figlio non c'entra. C'è solo, ad un certo punto, quel senso di inevitabile dovere che genera un piccolo uccellino di panico che frulla le ali nel vostro cervello. Perché è lì che realizzate "Mio Dio, ma non potrò sottrarmi MAI, questo è l'impegno PERENNE...Io...Io non voglio questo!"
Metti qualche mese dopo: siete in piena maternità, avete un ritmo giorno/notte più o meno consolidato. Vi svegliate (ottimisticamente) prima delle 7 del mattino e mentre il vostro Lui va al lavoro, passate la giornata con vostro figlio. E ad un certo punto vi rendete conto che vivete giornate tutte uguali: vi rendete conto che è la terza giornata di fila che incastrate una sessione d'allattamento tra uno spazzolamento del frigorifero e una doccia mentre il pupo fa un riposino. Che quando il vostro compagno rientra la sera vi rendete conto che sono almeno 6 ore che non parlate con nessuno all'infuori del piccolo marmocchio pelato che vi fissa senza capire. E che non avete nemmeno nulla di interessante da dire.
Metti che sono tre ore che piange e che sei sola e che ti sta salendo il nervoso perché è un pianto da colica, di quelli che straziano le orecchie e i nervi, che ti vengono in mente le cose più orribili del mondo e ti spaventano, ma hai delle immagini nella testa...Immagini che ti terrorizzano nel profondo, ma non riesci a scacciarle del tutto...
Ho scritto queste cose adesso, perché è passato abbastanza tempo per poter dire con sollievo "questa fase è passata". Ma ricordo ogni cosa con grande lucidità, e ricordo anche che per quanto "chiedi aiuto" sia la cosa più saggia da dire, spesso non riesci a rendere la misura dello sconforto che ti prende in certi momenti. Non puoi chiedere aiuto, perché la rabbia e la frustrazione che ti colgono non riescono a misurarsi a parole, e perché non vuoi apparire petulante o lamentosa. Ci sono momenti in cui guardi in faccia la bestia da molto vicino, ma sono convinta che nella maggior parte dei casi, sei abbastanza forte da affrontarla.
Metti una sera, sei arrivata a casa da pochi giorni, sei alla tua...Mettiamo terza notte di allattamento, non fai più di due ore di sonno di fila, col risultato che appena ti addormenti sogni e sono sogni pieni di inquietudine e stranezze. Senti un mugolio, la bimba si sta svegliando, hai il seno dolente e pieno, hai i capezzoli che strillano pietà, ma soprattutto hai un mal di testa e una irresistibile, dico IRRESISTIBILE voglia di chiudere gli occhi e far finta di niente, perché hai bisogno di dormire, che cavolo! E' dal giorno del parto che non dormi come si deve! Senti le membra pesanti e ti attardi un minuto, ma dall'altra parte senti che mugola. Magari pietoso il tuo compagno può anche alzarsi e iniziare a cambiarla, ma non cambia lo status quo: tra qualche secondo DEVI tirar fuori questa tetta, DEVI sentirti svuotare ancora mentre gli occhi ti si chiudono e pensi che non puoi farcela, non puoi fare così per altri giorni, figurarsi per MESI. E senti lo sconforto di chi non si può sottrarre. Vi assicuro che è una sensazione così reale: quello che provate per vostro figlio non c'entra. C'è solo, ad un certo punto, quel senso di inevitabile dovere che genera un piccolo uccellino di panico che frulla le ali nel vostro cervello. Perché è lì che realizzate "Mio Dio, ma non potrò sottrarmi MAI, questo è l'impegno PERENNE...Io...Io non voglio questo!"
Metti qualche mese dopo: siete in piena maternità, avete un ritmo giorno/notte più o meno consolidato. Vi svegliate (ottimisticamente) prima delle 7 del mattino e mentre il vostro Lui va al lavoro, passate la giornata con vostro figlio. E ad un certo punto vi rendete conto che vivete giornate tutte uguali: vi rendete conto che è la terza giornata di fila che incastrate una sessione d'allattamento tra uno spazzolamento del frigorifero e una doccia mentre il pupo fa un riposino. Che quando il vostro compagno rientra la sera vi rendete conto che sono almeno 6 ore che non parlate con nessuno all'infuori del piccolo marmocchio pelato che vi fissa senza capire. E che non avete nemmeno nulla di interessante da dire.
Metti che sono tre ore che piange e che sei sola e che ti sta salendo il nervoso perché è un pianto da colica, di quelli che straziano le orecchie e i nervi, che ti vengono in mente le cose più orribili del mondo e ti spaventano, ma hai delle immagini nella testa...Immagini che ti terrorizzano nel profondo, ma non riesci a scacciarle del tutto...
Ho scritto queste cose adesso, perché è passato abbastanza tempo per poter dire con sollievo "questa fase è passata". Ma ricordo ogni cosa con grande lucidità, e ricordo anche che per quanto "chiedi aiuto" sia la cosa più saggia da dire, spesso non riesci a rendere la misura dello sconforto che ti prende in certi momenti. Non puoi chiedere aiuto, perché la rabbia e la frustrazione che ti colgono non riescono a misurarsi a parole, e perché non vuoi apparire petulante o lamentosa. Ci sono momenti in cui guardi in faccia la bestia da molto vicino, ma sono convinta che nella maggior parte dei casi, sei abbastanza forte da affrontarla.
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