mercoledì 18 novembre 2015

SUL NON LASCIARLI MAI SOLI DAVANTI ALLA TV.

"Mamma"
"Sì"
"Ma quelli sono ladri?"
"No, fanno parte di una polizia speciale che chiamano apposta quando c'è qualche problema grosso da risolvere. Hanno il passamontagna proprio per non farsi riconoscere"
"Ma c'è stato un problema grosso?"
"Sì, venerdì sera delle persone hanno ucciso altre persone che erano a teatro, o allo stadio a guardare una partita. E' una cosa molto brutta, è morta molta gente"
"Anche bambini?"
"Non credo in questo caso, ma muoiono bambini ogni giorno perché vivono dove ci sono bombe e gente che li uccide. Muoiono tante mamme e papà che lasciano i bambini da soli. Purtroppo ci sono tante cose brutte in tutto il mondo."
Allora ho raccontato brevemente e in maniera comprensibile per lei quanto successo a Beirut, quanto succede ogni giorno in paesi lontani dal suo. 
Inaspettatamente la sua domanda è stata:
"Ma mamma, guerra è questo?"

"Guerra è questo"
"Io faccio la brava comunque. Voglio bene a tutti"
Non so se sia arrivata al fatto che guerra comincia quando manca il rispetto per l'altro, o l'abbia detto per rassicurare se stessa. Sta di fatto che avrei voluto davvero darle la misura di quello che è la situazione in cui viviamo, ma non lo so nemmeno io.
Spero abbia capito, e ci spero in quanto non ha fatto la domanda che mi fa di solito per qualsiasi cosa: "Perché?"

Alla prossima.

martedì 13 ottobre 2015

VIAGGI E FANTASIE

Sei come Alice, sempre alla ricerca di qualcosa che non ti annoi. Però quando lo trovi, non è sempre la pacchia che speravi. Sul divano, mentre in cucina bolle la zuppa autunnale...Guardiamo la tv. Ci vorrebbe un plaid...Alessandro ha l'aria di chi si addormenterà appena avrà lo stomaco pieno. Guarda, ma non vede.
"Ecco mamma mi piacerebbe che ci fosse il mondo delle Charmers [un cartone animato che tratta di tre o quattro streghette formato mignon...Non ho approfondito, mi fa sbadigliare non appena appare sullo schermo], così io posso fare le cose luuunghissime in modo velocissimo"
"Eh, a tutti piacerebbe."
"Sarebbe bello andare dentro la televisione"
Devo farle vedere Pleasentville, me lo appunto.
"Alla mamma piacerebbe saltare dentro quella nave [pubblicità delle crociere] e farsi una lunga vacanza. Salto dentro la televisone e via, vi saluto"
"Ma non ci porti con te?"
"E no, che vacanza sarebbe? Non mi porto nessuno. Voi state con papà, poi la mamma dopo un po' di tempo esce dalla televisione e torna"
"Mi fa paura se esci dalla televisione" Giuro che non ha visto The Ring.
"E allora come faccio a tornare?"
"Se la nave è vera, torni dal mare"
"E ma non ho la macchina, mi venite a prendere?"
"Ti viene a prendere papà, il viaggio fino al mare è troppo lungo."
"E tu non sei una delle Charmers"
"Se ero una delle Charmers ti portavo indietro con la magia".


Alla prossima!

giovedì 3 settembre 2015

INDIGNATEVI ORA.

Mi raccomando, piangete ora, sconvolgetevi ora, che la foto di un bambino di 3 anni morto annegato gira su qualsiasi mezzo di informazione.
Sentitela ORA questa umanità dentro di voi, perché cosa pensavate succedesse esattamente? Cosa succede da anni? E che cosa volete significhino ruspe e affondamento di barconi?
Oppure continuate a sbattervene, e siate più coerenti nella vostra misera umanità, magari dicendo "uno di meno".
Io non ho alcun bisogno di guardare foto strazianti, perché mi basta pensare a cosa potrebbe essere fuggire dalla morte per trovare altra morte nel mare. E li vedo lì sulla spiaggia Simona e Alessandro, riversi a faccia in giù sulla battigia, con ancora le scarpe indosso a tenersi inutilmente per mano.

Sono i vostri, sono i miei, sono il fallimento di tutti.

venerdì 31 luglio 2015

UN'ALTRA ESTATE

Eccomi qui con il solito post prevacanziero.
La casa è piena di borse, io sono in ufficio già da 40 minuti, dobbiamo ancora fare un mucchio di cose e farle nell'ordine giusto, perché alle 3 del mattino saremo in macchina. Direzione Toscana.
Simona e Alessandro sembrano i Ringo Boys: lui è color latte pallido, lei un cioccolatino.
E' stata via 14 giorni con i nonni, al mare. Ci siamo parlate sporadicamente al telefono:
"Ciao mami!"
"Ciao Amore come stai?"
"Bene! Ciao ciao!" E molla il telefono a mia madre perché ci sono cose più importanti da fare, come dei tuffi ad esempio.
Mi mancava eh: in casa c'era un silenzio innaturale e mi sono accorta che il contributo di Alessandro al chiacchiericcio è piuttosto modesto, in ogni caso senza lo sprone di sua sorella non fa grandi discorsi.
Mi mancava di pancia, perché forse è così che vanno le cose, ma sono davvero felice che abbia fatto queste vacanze coi nonni. Sono queste cose che aiutano e stimolano l'autonomia cui teniamo tanto.
E' tornata abbronzata con i capelli che sono diventati dorati, e subito le nostre orecchie si sono riempite delle sue, pare infinite, parole.
E Alessandro ha passato la giornata a ridere ad ogni sua parola e starle attaccato come un koala. Dopotutto le è mancata sua sorella.
Ora ci aspettano due settimane in un bellissimo borgo toscano, a pochi minuti dal mare, ospitati da amici storici. Erano le vacanze che facevamo da "giovani" o dovrei dire "child free": che spiaggia puntiamo oggi? Tutto così, tutto alla giornata.
Invece abbiamo preso una postazione fissa in una spiaggia attrezzata perché quest'anno siamo due famiglie e tre bambini di 11 mesi, 21 mesi e 5 anni.
E dovremo riadattare i nostri ricordi anche a questa fase della vita, la fase over 30 fatta di richiami e pannolini e riposini e corse e "non tirare la sabbia".
Sarà bellissimo.

Alla prossima!

venerdì 10 luglio 2015

OH MYYYYYY

Usciamo da un altiforno detto anche Scuola Materna per tornare a casa. Simona che passeggia sul prato e Alessandro sul passeggino che sta provando le sue nuove parole preferite "CIUCCIU" e "CACCA".
Incrocio che arriva a prendere suo figlio il papà di D., ci salutiamo. Appena si allontana, Simona: "Mamma"
"Eh"
"Adesso lo conosci il papà di D.?"
Penso un attimo al significato della domanda, ché mi è un po' oscura..."Ssssì, lo conosco"
"Perché mi avevi detto che non lo conoscevi" Flash su una chiacchierata che avevamo avuto un paio di settimane prima.
"Ah! In quel senso: non lo conosco come persona, non so nemmeno come si chiami, ci salutiamo perché ci vediamo tutti i giorni, ma non so niente della sua vita"
"Perché siccome mi avevi detto che non lo conoscevi, allora io l'altro giorno glie l'ho detto."
Inizia a insinuarsi in me quella sensazione di disturbo interiore: "Cosa hai detto e a chi?"
"Eh quando è venuto all'asilo ho detto al papà di D. che la mia mamma si chiama Sarah e ha i capelli corti e colorati e cucina bene."
"Ma...Perché hai fatto tutto questo?"
"Eh, così adesso ti conosce bene! Glie l'ho detto: così riconosci bene la mia mamma"
Ora. Io la adoro, perché queste cose le vengono così, estemporanee e piene di iniziativa.
Resta a me chiarire con questo signore che non è stata una mia iniziativa di broccolaggio, quantunque Simona si sia prodigata a promuovermi presso di lui.

Alla prossima!

lunedì 29 giugno 2015

LE DOMANDE PIU' STRANE

Ecco a voi alcune domande, inerenti al parto e affini, che mi sono state poste in questi anni. Sono state fatte da persone con le quali non ho necessariamente un grado di confidenza da giustificarle...Ma tant'è. Alcune di voi potrebbero riconoscersi, le posto comunque in forma anonima per la vostra privacy e perché, rileggendovi a distanza, potreste trovarle anche voi alquanto bizzarre.
  • "Ma come hai fatto a fare maschio e femmina?"
  • "Davvero non hai fatto la cacca quando hai partorito?"
  • Variante 2) "Come si fa a non fare la cacca quando si partorisce?"
  • Variante 3) "Ma se spingo come a fare la cacca, e poi faccio la cacca???"
  •  Testuale "Ma a te dopo quanto tempo dal parto ha smesso di uscirti aria dalla vagina?" Non ho indagato.
  • "Ti è mai capitato di sentire il bambino che aveva il singhiozzo nella pancia?" "Sì, Simona forse due volte, mentre Alessandro lo faceva spesso" "A me capita di continuo di notte. Ho provato a bere piano, ma non è servito."
  • "Quando ti sono caduti i punti ti sei accorta che erano i punti?" "In verità ne ho avuto uno solo, e sì me ne sono accorta, sono dei fili alla fine" "Ah, allora sono i punti, pensavo fosse una roba che veniva da dentro" "Di stoffa??" "E che ne so, ci hanno messo le mani tutti!"
  • Al bar, con una ventina di persone, tra cui diversi operai intorno "Mentre usciva la testa non ti è sembrato che dovessi squarciarti a metà?"
Alla prossima.

lunedì 15 giugno 2015

ME STAI A PIJA' PER...?

"Dì bene: MAMMA"
"MAAMMAA"
"Bravissimo, ora dì: PAPA'."
"PAPA'"
"Ma che bravo! Chi sono io?"
"Mamma!"
"E chi è lui?"
"Mamma! Ahahahah!"
Ho la nettissima sensazione che mi, anzi CI, stia prendendo per il culo, perché ogni volta che chiama il papà: "MAMMA", si mette a ridere come se avesse fatto una battuta spassosa.


"Se vuoi l'acqua devi chiederlo, dì bene ACQUA"
"No. EEEEEEEH! EEEEEEH!" con richiami tipo aquilotto affamato.
Poi dopo 2 minuti, sovrappensiero, indica il bicchiere e: "Acqua"
"Ma vedi allora che lo sai dire?"
"No."

"Me lo ridici acqua?"
"No."

"Andiamo a nanna?"
"No."

"Sù, è tardi, vieni che ci laviamo e andiamo a nanna"
"Zitta." E se ne va. L'abbiamo sentito in due, secondo entrambi ha detto 'zitta' in maniera abbastanza inequivocabile. Così come due volte imboccando la strada per andare a prendere Simona alla materna la sera, ho sentito chiaramente "Andiamo?", ma quando ho chiesto di ripetere o l'ho incoraggiato, ho ottenuto sempre la sua risposta preferita: "No." 


"Si tocca il telefono di mamma?"
"Noooo, noooooo!" E fa no col dito. E lo prende comunque.

Simona adesso è Moma. Ma spesso la chiama PAPA'.



lunedì 25 maggio 2015

MERCE

Sabato la giornata era tutta per me. Nel pomeriggio sono uscita e nell'attesa di una manicure, ho fatto un giro in una nota catena di intimo. Ho comprato cose per me, e per Simona degli slippini tutti colorati. Rimango un attimo perplessa dall'ultimo capo, perché è rosso, e ha dei cuoricini stampati su...Mi domando se non sia troppo allusivo, poco infantile, poi decido di prenderli. Mentre sto per andare in cassa mi cade l'occhio sulla fila in alto. Guardo meglio. Non mi sono sbagliata, sono reggiseni per bambine. Brassière per bambine di 8 anni.
A pochi metri, una bionda fanciulla stava tartassando sua madre per farsi comprare una brassiere. Una bambina completamente piatta, perché completamente bambina.

Quando sono tornata a casa, ho controllato sul sito della catena: esistono reggiseni IMBOTTITI taglia 10 anni...
"E io ero qui a domandarmi se fossero opportune le mutande con su i cuoricini?" Ho pensato tra me e me, un po' sconsolata.

Una bambina è una bambina, ed è ovvio che voglia fare la grande. Lo fanno tutte, quando provano le scarpe col tacco di mamma, o il reggiseno di mamma, fanno un gioco. Il gioco è divertente, anche buffo.
Ma se si compra a una bimba un reggiseno imbottito a 10 anni, beh, per me non è più un gioco. E' un atteggiamento. Un atteggiamento pericoloso.
Spero davvero che siano pochi i genitori, o parenti sprovveduti, che lo comprano, perché altrimenti non mi spiegherei per quale cavolo di motivo si sta sempre iperattenti a quello che mangiano, alle scuole che frequentano, che facciano abbastanza sport, che siano sempre al top in tutto...E poi si consente loro una sessualizzazione precoce e inopportuna, nonché, ripeto, pericolosa. E non è questione di essere o meno mentalmente aperti: a 10 anni si è bambini. Punto. Se anche il corpo stesse iniziando a svilupparsi, all'interno della scatola cranica c'è una piccola Elsa che balla ancora Let it Go, magari ora di nascosto. Ed è giusto che sia così. Se a questa bambina mettiamo due tette finte e la mandiamo nel mondo, se va bene sarà circondata da compagni di classe che la troveranno quantomeno ridicola. Se va male troverà un adulto.

Alla prossima.

giovedì 16 aprile 2015

LA SINTESI DELLE FIGURE DI MERDA

La genetica non mente. E Simona è esattamente come me: da bambina amavo mettere in imbarazzo gli adulti. Ecco alcuni esempi.


Una domenica decidiamo di pranzare al ristorante, che è di proprietà dei genitori di un compagno di classe di Simona: Federico.
Scambiamo due parole con la mamma di Federico, la quale domanda: "Allora Simona, Federico è bravo all'asilo?"
"Beh, no." Serissima. Definitiva. Inappellabile.

Spesso incrociamo nei pressi del parco un uomo con un carlino nero, ormai anzianotto. Aveva già fatto osservazioni sull'aspetto del cane, ma era più piccola e si capiva meno quello che diceva. L'altro ieri:
"Mamma, ma come fa questo cane ad essere così brutto, ma tanto brutto!", ad alta voce. 
"Simona, alcune razze di cane hanno il muso schiacciato, sono così carini!"
"No, assembra che si è fatto male"

"Mamma questo signore ha la sedia con le rotelle che va da sola"
"Sì, Simona, è una sedia a rotelle elettrica." Il signore sorride, benevolo.
Normalmente non mi imbarazzo di fronte a persone con disabilità, se Simona fa domande. E' stata la postilla: "Sì, assembra un passeggino così con le rotelline piccole, è buffo." Ecco forse il "buffo" me lo sarei risparmiato.

 Sull'altalena, parlando a tutti quelli presenti nel parco, probabilmente.
"Mamma!! Ma quando io e Alessandro siamo usciti dalla patata tua, c'era tanto sangueeeeh?!"
"Ehm, un pochino, magari non gridare che alle altre persone non interessa"
"Ok...Ma poi l'hai pulito via?"

Alla prossima!

giovedì 2 aprile 2015

LE COSE CHE TI STROZZANO IL CUORE

Dieci giorni fa ero in una camera ardente e guardavo per l'ultima volta il viso di una persona che è stata al centro della mia vita di bambina quasi quanto i miei genitori. Il viso era sereno dopo tanta sofferenza che lo aveva spossato e, negli ultimi tempi, confuso e incattivito.
Non ho praticamente pianto, non l'ho ancora fatto e non credo che lo farò. E' come se si fosse rotto qualcosa dentro, è difficile spiegarlo; sono convinta di aver capito veramente cosa significa avere un groppo in gola, qualcosa che non scende non sale, non fa un cazzo di niente. Sta lì. 
Si soffre per la perdita di una persona cara, ma qui c'è qualcos'altro. C'è il dolore del consumarsi di una persona che ha dato tanto, e si è trovata alla fine a trascinarsi tra dialisi e ospedali. Quella stessa persona che ha portato me e i miei fratelli dappertutto. Non aveva un carattere facile, non era particolarmente affettuoso o empatico. Questo rendeva le sue manifestazioni di gioia davvero genuine e soprendenti (almeno ai miei occhi).

Il primo corpo l'ho visto a 6 anni. Non lo dimenticherò mai, era mio nonno materno. Mio padre mi aveva sollevato per vederlo nel suo feretro. E avevo capito la morte, l'avevo compresa ma, come capita ai bambini di quella età, l'avevo accettata più o meno serenamente, perché la mia vita andava avanti. Allo stesso modo ho detto a Simona che era morto, e lei ha chiesto quando sarebbe andato in cielo, se si dovevano aspettare dei giorni e nel frattempo dove lo avremmo messo. Poi è passata oltre: è andata avanti; la sua percezione del "mai più" è mediata dal senso di infinito che ha nei confronti della sua stessa vita.
Io invece...Una cosa l'ho capita: il cuore non si spezza, si strozza.

Alla prossima.


giovedì 19 marzo 2015

COMUNICHIAMO COL MONDO: LE PRIME PAROLE

-Nana? Naaaanaaaa?!
-Simona? Simoooonaaaa?!

-Tao, tao!
-Ciao, ciao!

-No
-No

-Noooooooo, MAMMA NOOOO!
-Nooooooo, mamma nooooo!


-Baaaau....ITTI!
-Baaaau...Cetti! [con relativa mimica...è la variante della nostra famiglia di bubu-settete]

-Uono...
-Buono [con relativa mimica del ditino che ruota sulla guancia, o sulla tempia o sul collo, o sulla mia faccia]

-Baaabà
-Papà [raro, dobbiamo ancora capire se sia quello o la pappa]


Diceva anche Mamma, ma poi ha smesso se non quando deve dire no. Diceva Acqua ("Atta"), ma ha deciso che è più efficace se indica e urla. E' reattivo ad alcune parole chiave: se sta combinando qualche casino, o se va distratto basta dire "vuoi un biscotto?" e vedi apparire un sorriso a tutta bocca con gli occhietti illuminati. E ti viene incontro. Se dici "andiamo a cambiarci?" inizia con "No, no, no, nnnooooo! Mamma no!" e si divincola. Il senso del "NO" l'ha colto in maniera molto chiara.
Ultimamente si dedica a un fraseggio incomprensibile, che sembra un tentativo di discorso, ed è buffo: sto aspettando il momento in cui si incazzerà perché non lo capisco...

Alla prossima!


martedì 3 marzo 2015

COME PASSARE UN VENERDI' ALTERNATIVO

Un attimo prima sta giocando, un attimo dopo ti guarda e crolla svenuto, gli occhi rovesciati, abbandonato e pallido.
C'è una parte dentro di te che ti sta dicendo di urlare. E' la parte terrorizzata, quella che ti porta le pulsazioni a 120 come nulla fosse.
Poi c'è un'altra parte che prende in mano la situazione, e fa quel che deve. Prendi in considerazione l'idea di sollevarlo da terra, ma la abbandoni, perché ti tremano incredibilmente le mani e boh, forse qualche ricordo del corso di primo soccorso.
Respira. Hai uno specchietto in mano che lo conferma, allora prendi il telefono e guardi l'orario. Gli sollevi le gambe e sono come morte, non si muove, non reagisce alle scosse, all'essere chiamato ad alta voce.
Chiami il 112, e il primo operatore ti chiede dove ti trovi e rispondi "A casa"
"Intendevo comune e indirizzo, signora"
Glie lo dico, mi passano l'operatore sanitario:
"Mio figlio di 16 mesi è svenuto ed è privo di conoscenza da..." controllo di nuovo l'orologio "3 minuti"
"Ok, signora, l'ambulanza sta arrivando, nel frattempo suo figlio si sta riprendendo?"
"No, nemmeno se lo scuoto"
"Ma si è irrigidito? Ha come degli scuotimenti?"
"No non sono convulsioni, si è proprio accasciato immobile"
"Provi a pizzicarlo sulla spalla" Già che stupida, e sì che lo sapevo. Gli do un pizzicotto, e si riprende, sbatte gli occhi e mi guarda piangendo arrabbiato.
Voglio tirarlo su, ma ho ancora il tizio al telefono. "Si è ripreso un po'"
"Che fa? Le sembra sveglio? Sento che piange"
"Si piange, si sta tirando su"
"Ok, signora, l'ambulanza è quasi arrivata da lei, se ha bisogno richiami pure noi siamo qui"
"Grazie, grazie mille!" Anche solo per aver avuto una voce con cui parlare.


Salgono gli operatori, una di loro è una mamma, lo vedo subito da come interagisce con Alessandro, che nel frattempo si è ripreso e guarda queste persone sconosciute in abiti arancioni con una certa diffidenza. Non vuole mollarmi, ma riescono a prendergli la saturazione. Tutto ok, sembra. Parlano col medico, decidono di portarci a Sesto perché Niguarda ha il PS pieno.
Io nel frattempo faccio un sacchetto con un cambio, l'acqua, sto per uscire con loro: "Signora, non è meglio mettere un giacchino al bimbo?"
Già. Ok, riprendiamo un attimo il controllo, giacca e cappello per lui, giacca e scarpe per me e andiamo.
Sull'ambulanza chiamo perché c'è Simona da ritirare alla materna, c'è Ivan che deve sapere cosa è successo. Alessandro si guarda intorno: l'ambulanza è piena di cose interessanti, di bombole, collari, coperte e robe che pendono ovunque.
Ci facciamo 'sto tour e nel frattempo la donna mi racconta dei suoi figli, mi dice che sono stata brava a gestire il tutto. Ho fatto bene a non sollevarlo da terra.
Mi dice che fa questo lavoro da sempre, eppure quando sua figlia ha avuto convulsioni febbrili, lei e suo marito erano in palla. E' normale sentirsi in palla.
Io non mi sento in palla in questo momento, ma mi sento spaventata perché non ho mai sentito di sincopi in bambini così piccoli. 

 
In ospedale fanno mille domande, c'è l'astanteria piena di anziani con l'influenza, una delle quali è molto grave e devono rianimarla. Un'altra, a dire il vero bella vispa, ha morso un'infermiera. Che chiama la guardia. Che chiama i carabinieri perché questa signora ha minacciato di morte tutti quanti.
Ma il ps Pediatrico è separato e mi mandano lì ad aspettare il pediatra.
Siamo su una barella, Alessandro vorrebbe dormire, io gli dò acqua, lo accarezzo...mi sembra così piccolo e fragile. E' pallido, con gli occhi cerchiati.


Esce un omone barbuto dallo studio pediatrico, sorride ad Alessandro che incredibilmente risponde al sorriso, e gli fa il solletico alla pancia; in realtà lo sta controllando attentamente, sta verificando come reagisce.
"Mi sembra stare bene ed è reattivo, aspetti pure il mio collega".
Aspettiamo, arriva Ivan, do qualche ragguaglio.
La giornata trascorre con ore di attesa ed esami di sangue e urine, infine ci dimettono.
Acetone molto forte è la diagnosi, vengo a sapere che può fare questi scherzi. Probabilmente il mancato assorbimento degli zuccheri ha causato ipoglicemia, e i corpi chetonici hanno causato questa sincope. Ma non ha infezioni, sta bene e deve solo riprendersi un po'.
Ora lo so.
Ma in quel momento, quando l'ho visto completamente abbandonato, riverso a terra ho pensato davvero a TUTTO.
Dovremmo essere pronti, invece non lo siamo mai, sia che siano stupidate come questa, sia che siano cose più serie. Puoi solo confidare in quella parte di te, che c'è in ognuno di noi, che non si fa sopraffare.

Alla prossima!

martedì 17 febbraio 2015

LE CONSEGUENZE DELL'AMORE (cit.)

"Non sono più fidanzata con P."
"Ah no? Come mai?"
"Fa troppe puzzette." Definitiva. Questa scusa l'aveva già usata, ricordo. Evidentemente gli odori che emanano i suoi compagni fanno la differenza: "E poi cammina sempre sulle punte e a me non mi piace. Adesso sono fidanzata con E."
"Ma avevi detto che non ti voleva!"
"Adesso mi vuole. Me e M."
"Due fidanzate, ma a te sta bene?"
"Sì. Sono troppo morata" E guarda nel vuoto con occhio languido.
"Se sei felice, sono felice per te"
"Sì, ho una canzone per E. ma non te la canto perché parla d'amore"
...
"Ok, come vuoi"
"Se vuoi te ne canto un pessetto, però piccolo"
"Fammi sentire allora"
"C'erano due bambini morati che correvano...Basta così"
"Scommetto che è bellissima. Glie l'hai cantata a E.?"
"Non ancora...domani. Domani porto il libro di Frozen, e gli canto la canzone. Sai che P e S si vogliono sposare? Ma sono bambini!"
"I bambini non si sposano"
"Infatti io mi sposo quando sono mamma" (che è il suo modo di definire l'età adulta).
"Brava, e ti sposi con E?"
"Chi lo sa? Magari non lo conoscerò più ora che sono grande...Ne conoscerò tanti altri."
TANTI.

Alla prossima!

martedì 3 febbraio 2015

COME SOFFIONI NEL VENTO

Ha gli occhi pieni di sfida, guarda sua madre con un astio che non ritenevo possibile in una bambina di 6 anni.
Ma a 6 anni già sa che qualcuno deve pagare per tutto quel disagio che sente, e visto che c'è mamma ogni giorno con lei, è il bersaglio più facile.
Papà se n'è andato, la modalità non la so, ma non importa: di fronte a quello sguardo ogni spiegazione è superflua. Quello che lei sa è che lui è andato via, è rimasta mamma in casa e niente le dà conforto.
Sua sorella ha l'età di Simona, è vivace ma tutto sommato più serena. Sorride. E' questa la differenza. Simona le dà la mano e parlano di pettegolezzi dell'asilo, ridono insieme.
Allora la grande inizia a stuzzicarle, a tirare i capelli alla piccola. Simona le guarda impassibile.
Quando se ne vanno mi dice "La sorella di G. è davvero monellissima"
"Ah sì?"
"G. mi ha detto che la sua sorella è arrabbiata sempre."
"Già" Aspetto una domanda che non arriva, e mi trovo a riflettere su una situazione tutto sommato abbastanza comune, certamente non una tragedia (ci sono situazioni molto peggiori, specie se uno dei due genitori è violento, oppure se si ammala seriamente qualcuno in casa...), ma comunque fonte di un dolore che nessuno dovrebbe provare.
Simona, potrei dirti che le scelte dei cosiddetti "grandi" vi si riversano addosso continuamente.
E che non ho ben chiaro nemmeno io cosa riesci ad assorbire dalle pur sporadiche e civili discussioni che possiamo avere io e tuo padre. Figuriamoci trovarsi bambino, anzi figlio, in una situazione di rottura, trovarsi dentro. Dovrei chiedere a qualche figlio di divorziati come si è sentito, se se lo ricorda, se il crescere li ha portati a realizzare il fatto con occhi diversi, o se permangono le sensazioni infantili, come una sorta di amigdala primordiale che soverchia ogni ragionamento logico.
Perché hai voglia a spiegare: "Ti amiamo tutti e due, solo che è meglio se io e tuo padre/tua madre non ci frequentiamo, non è colpa di nessuno, specialmente tu non c'entri niente", perché se uno dei due se ne va, secondo me resta il vuoto di una quotidianità lesa, mutilata. Se resta, c'è un clima in casa di gelo civile, o di liti furibonde. Cosa è meglio? Non lo so.


Resto con tanti punti di domanda.
Alla prossima.

martedì 27 gennaio 2015

TORNANDO INDIETRO NEL TEMPO: DI MALATTIA.

Ogni tanto Alessandro si ammala. E per ogni tanto, intendo nei weekend. Cosa che ovviamente manda a monte qualsiasi piano tu possa aver fatto: fosse anche solo cazzeggiare sul divano, perché quando ha qualche malessere lui ha bisogno che tutta la famiglia sia concentrata sul problema...
Quindi sabato ci siamo trovati con lui che vomitava a getto, alla terza volta avevo pensato di soprannominarlo Regan.
Al secondo giro ho la conferma che il vomito è la menata peggiore tra i disturbi lievi dei bambini.
Lo fanno ovunque senza controllo, e a meno di decidere di lasciare il bambino avvolto in carta di giornale, passi la giornata a pulire e pulire e ancora pulire: lui, il pavimento, i vestiti, le lenzuola...
La nota positiva in tutto questo è che Ale diventa tutto coccoloso e molliccio, e me lo posso spupazzare a piacimento. E' un'operazione non priva di rischi, perché certamente non avvisa prima di riproporre la merenda. E se ce l'ho in braccio, posso tranquillamente annoverare me stessa tra le cose da lavare.
Ma ne vale la pena, vale sempre la pena accarezzare quella pelle morbida, i capelli soffici, avere lui che ti tocca la faccia, ti accarezza, semiaddormentato, prova a mettere un dito nell'occhio.
E io faccio la mamma nel senso più primitivo del termine, pelle contro pelle.

CONSIGLI:
Per reidratare un bambino che vomita non serve farlo bere continuamente: cioò che butta giù, generalmente ritira su. Armarsi di pazienza e offrire acqua tiepida e sali minerali con un cucchiaino.
Nel caso non si abbiano i sali in casa nessun problema: un té ben zuccherato tiepido fa più che bene.

Nel caso mostri di avere un po' di fame, prediligere dei cibi asciutti e digeribili,
a piccole dosi frequenti. Iniziate con un cracker, vedete se lo tiene giù, poi passate al riso bollito. La regola generale è che se vuole stare digiuno va assecondato.

Se il bambino è allettato, una traversina impermeabile usa e getta posta sopra le lenzuola può salvarvi da almeno una lavatrice (vanno benissimo anche quelle per i cuccioli, costano meno e sono identiche a quelle per bambini).



Alla prossima!