Con l'andare del tempo, Simona e Alessandro hanno sviluppato specifiche passioni e preferenze.
Alessandro, anni 3 appena compiuti (colore preferito ARANCIONE)
HULK, HULK SPACCA. Probabilmente questa passione totalizzante, questo amore che prova per il mostrone verde deriva dall'aver giocato con il modello di hulk di sua cugina. Gli piace guardare video su YouTube di Hulk che combatte col dinosauro, che spacca tutto. Gli piace ruggire come Hulk con i pugni chiusi, insomma, secondo me Hulk rappresenta il suo lato distruttivo e tutto quello che Ale VORREBBE MA NON PUO'. Il desiderio inespresso del buttar tutto all'aria gioiosamente.
GLI AVENGERS e i SUPEREROI MARVEL IN GENERALE, che lui chiama GLI AFENGES: Si tratta di una estensione ad Hulk, gli piacciono in particolare (ma non in maniera esclusiva) SPIDERMAN e CAPITAN AMERICA. In un caso per il lancio di ragnatele e il fatto che può andare in giro mascherato (infatti ha preso ad andare in giro col cappello sulla faccia...), nel secondo caso per lo scudo da lanciare.
L'AMSA. Sì proprio i camion dell'amsa sono una sua passione, che raccolgono quintali di spazzatura...Potrebbe stare ore a seguirli. Fino all'anno scorso nel tragitto casa-nido il lunedì e il giovedì facevamo tappa nei punti strategici, ora purtroppo non lo accompagno più io la mattina, quindi non so quanto abbia modo di vedere i camion verdi, la passione comunque è rimasta immutata.
GLI AUTOMEZZI DA LAVORO. Vengono poco dopo i camion della nettezza urbana e sono scavatrici, schiacciasassi, ruspe, muletti, gru di vario tipo. Li conosce tutti. Se ti sbagli ti corregge "NO MAMMA, E' UNA CAVATRICE!"
GLI AUTOMEZZI CON LAMPEGGIANTI. Macchine della polizia, dei carabinieri, ma anche carroattrezzi...Tutto ciò che è provvisto di lampeggianti. Si inquieta nel caso in cui parta anche la sirena.
I DINOSAURI. I dinosauri sono un intrattenimento sempiterno comunque declinati: pelouche, pupazzi rigidi, figurine, memory, ma anche cartoni animati, documentari ecc...I dinosauri sono un ottimo avversario per un gioco con Hulk e sono anche un doudou notturno piuttosto valido nonostante siano provvisti di spuntoni pungenti.
CURIOSO COME GEORGE. E' un cartone animato piuttosto noioso che narra le peripezie di uno scimpanze che vive in un appartamento a New York (ma hanno anche la casa in campagna) in compagnia di un ricercatore con gravi deficit cognitivi. Li ha. Non si discute su questo.
PEPPA PIG. Non sto nemmeno a parlarvene, ma è in coda alla lista perché sta perdendo il suo fascino ipnotico.
Simona, anni 6 (colore preferito VIOLA)
L'ANATOMIA DEL CUORE. Sono due anni che disegna cuori e li colora nei modi più fantasiosi. Gli ultimi 3 mesi ha preso una piega più "anatomica", cioè le interessa il cuore in quanto organo umano, le interessa il funzionamento come pompa, le interessa tutto ciò che rileva il battito cardiaco. Tanto più che ora ha preso a disegnare cuori graziosi con accanto un tracciato di elettrocardiogramma. Non so se tale passione derivi dalla visione del cartone "Esplorando il Corpo Umano", anche se non è stata ossessiva in merito. Ciò si collega direttamente alla seconda passione.
L'ANATOMIA. Le piacciono gli organi, le ossa, le piace sapere come funziona il corpo. Non le dà fastidio la visione del sangue ed è sempre felice se in TV c'è qualcosa che mostra il corpo umano. Non c'è malizia nei suoi interessi, ma inquietanti tecnicismi. Per questo motivo l'ho portata alla mostre REAL BODIES a Milano ed è stata una rivelazione per lei. Ne abbiamo parlato per giorni, e ha chiesto per Natale un atlante di Anatomia "Ma per grandi, mamma, no coi disegni dei bambini". Oooookei.
IL DESIGN. Dalle in mano un catalogo casa, e la fai felice. Portala alla Rinascente e la fai felice. Le poltrone di pelle rossa, gli oggetti Kartell tutti trasparenti...Ma anche ciò che abbiamo in casa: portaoggetti, decorazioni, dettagli grandi o piccoli (ha fatto le feste al mobiletto Kartell bianco che abbiamo preso per il bagno...Non so quale bambino di 6 anni faccia le feste a un mobiletto del bagno, ma tant'è. Ha sicuramente preso da me, anche se io non andrei al Salone del Mobile e lei probabilmente sì)
I FILM DI MYAZAKI. Allora principesse Disney, levàteve. A Simona piace Totoro e il suo Gattobus, piace Haku, piacciono i corrifuliggine e i mostri della città incantata, piace Howl, piacciono le profondità marine di Ponyo e Kiki sulla scopa. Non so perché. Forse predilige le storie perché non sono incatramate in stereotipi di genere e perché presentano le persone con le loro imperfezioni: "La mamma di Sosuke è proprio un po' matta eh!" (riferendosi alla madre del bimbo protagonista di Ponyo sulla Scogliera, guardatevelo). E poi i colori, i disegni puliti...Simona non ha uno spirito "pastello", lei è un colore acceso come il suo sorriso.
Alla prossima!
venerdì 2 dicembre 2016
giovedì 15 settembre 2016
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
- Mamma ma portiamo lo zaino domani?-
- Non serve domani, vediamo i prossimi giorni. -
Uno pensa sia finita lì, ma i bambini sanno fare una cosa fantastica: sanno COVARE. Buttano lì un pensiero, una domanda, pensi che il tutto sia esaurito con la tua risposta e invece no, come piccole braci sotto la cenere verranno riproposte i giorni successivi, o in momenti impensati.
Il mattino dopo comincia con: - Non ho dormito niente, pensavo alla scuola. -
Sarà, ma quando a mezzanotte sono passata a controllare che non facesse troppo caldo in cameretta, dormivano tutti e due come sassi.
Durante la colazione: - Ma lo zaino posso portarlo che magari faccio vedere l'astuccio ai miei amici? - Nel frattempo mi arriva un messaggio da un'amica: "G. porta zaino e merenda" Decido che ok, si porta. Lo tiriamo fuori. Mi accorgo che lo zaino sulle sue spalle è alto come lei.
Nel frattempo ho un bisogno social-compulsivo di immortalare l'evento, perché cavolo il primo giorno della prima elementare (o primaria, come si chiama ora) E' un evento...E lì parte il piccolo hulk - ANCHE IO VOJO LO ZAINO DEI GLANDI!!!- Una nenia che prosegue imperterrita fino a che non viene mollato alla materna.
Comunque in qualche modo usciamo tutti e quattro di casa, e io mi sento agitata, euforica...Dentro di me cerco di ritrovare un po' di razionalità, altrimenti dovesse laurearsi che faccio? Mi faccio venire un'ischemia?
Ci ritroviamo tutti sul prato dietro il padiglione delle prime, c'è un'accoglienza speciale: i bambini ritirano delle medaglie con scritto il loro nome e faranno dei gruppi; qualcuno piange, la maggior parte sta chiacchierando con i compagni d'asilo dello scorso anno. Simona racconta del mare, delle vacanze, dello zaino e dell'astuccio e del dentino sostituito con un nuovo definitivo bianco dente seghettato. Non ci caga. E' presa dal momento.
Nel frattempo Ivan si è discostato un attimo perché Alessandro è partito con la nenia numero due, che si sovrappone alla prima: - ANCHE IO VOJO ANDARE ALLA SCUOLA DEI GLANDIIIIH!- D'altronde l'ingresso per lui che fa ancora inserimento è alle 9.30. Dobbiamo tenercelo lì.
Salutiamo. I bambini si allontanano. Qualche genitore è intesito dal momento, qualcun'altro è in panico da: "Ma sono le classi definitive? Quando avremo LE CLASSI DEFINITIVE?!?!?"... Io sono solo emozionata, tanto emozionata. Non piango, ma quando si gira e mi saluta con la mano, serena, felice...Ecco qualcosa dentro di me vorrebbe sciogliersi. La saluto e sorrido. E penso "buona fortuna Simona, impara a muoverti nel mondo"
....
La sera: - Allora come è andata a scuola? -
- BENE. -
Fine.
Alla prossima.
- Non serve domani, vediamo i prossimi giorni. -
Uno pensa sia finita lì, ma i bambini sanno fare una cosa fantastica: sanno COVARE. Buttano lì un pensiero, una domanda, pensi che il tutto sia esaurito con la tua risposta e invece no, come piccole braci sotto la cenere verranno riproposte i giorni successivi, o in momenti impensati.
Il mattino dopo comincia con: - Non ho dormito niente, pensavo alla scuola. -
Sarà, ma quando a mezzanotte sono passata a controllare che non facesse troppo caldo in cameretta, dormivano tutti e due come sassi.
Durante la colazione: - Ma lo zaino posso portarlo che magari faccio vedere l'astuccio ai miei amici? - Nel frattempo mi arriva un messaggio da un'amica: "G. porta zaino e merenda" Decido che ok, si porta. Lo tiriamo fuori. Mi accorgo che lo zaino sulle sue spalle è alto come lei.
Nel frattempo ho un bisogno social-compulsivo di immortalare l'evento, perché cavolo il primo giorno della prima elementare (o primaria, come si chiama ora) E' un evento...E lì parte il piccolo hulk - ANCHE IO VOJO LO ZAINO DEI GLANDI!!!- Una nenia che prosegue imperterrita fino a che non viene mollato alla materna.
Comunque in qualche modo usciamo tutti e quattro di casa, e io mi sento agitata, euforica...Dentro di me cerco di ritrovare un po' di razionalità, altrimenti dovesse laurearsi che faccio? Mi faccio venire un'ischemia?
Ci ritroviamo tutti sul prato dietro il padiglione delle prime, c'è un'accoglienza speciale: i bambini ritirano delle medaglie con scritto il loro nome e faranno dei gruppi; qualcuno piange, la maggior parte sta chiacchierando con i compagni d'asilo dello scorso anno. Simona racconta del mare, delle vacanze, dello zaino e dell'astuccio e del dentino sostituito con un nuovo definitivo bianco dente seghettato. Non ci caga. E' presa dal momento.
Nel frattempo Ivan si è discostato un attimo perché Alessandro è partito con la nenia numero due, che si sovrappone alla prima: - ANCHE IO VOJO ANDARE ALLA SCUOLA DEI GLANDIIIIH!- D'altronde l'ingresso per lui che fa ancora inserimento è alle 9.30. Dobbiamo tenercelo lì.
Salutiamo. I bambini si allontanano. Qualche genitore è intesito dal momento, qualcun'altro è in panico da: "Ma sono le classi definitive? Quando avremo LE CLASSI DEFINITIVE?!?!?"... Io sono solo emozionata, tanto emozionata. Non piango, ma quando si gira e mi saluta con la mano, serena, felice...Ecco qualcosa dentro di me vorrebbe sciogliersi. La saluto e sorrido. E penso "buona fortuna Simona, impara a muoverti nel mondo"
....
La sera: - Allora come è andata a scuola? -
- BENE. -
Fine.
Alla prossima.
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sabato 25 giugno 2016
TI GUARDI INDIETRO E SON TUTTE CAZZATE.
Ci sono dei momenti di svolta nella vita dei figli, punti che ti sembra di aver raggiunto e lasciato alle spalle. Spesso sono cose di senso pratico, progressi che consentono a noi genitori di dire "ooook, pure questa l'abbiamo superata." Io, in questo momento, al giorno 1 del nostro secondo e ultimo spannolinamento, non vedo l'ora di lasciarmi alle spalle per sempre il passeggino. Quel catafalco utilissimo ma una gran rottura, che sono costretta ad usare spesso (per fortuna non più "sempre") per arrivare in orario in ufficio e per non lasciare Simona sulla soglia della materna ad aspettarmi perché suo fratello ha deciso che "mamma vojo vedere il treno lungo" e "diciamo i colori sul muro?" (Trattasi di mattoni colorati sul muro del parco trotter).
Proprio mi vedo senza...perché non mi accontento di niente, immagino.
La cosa buffa è che ci sono già passata, so già che poi quando mi guarderò indietro dirò "davvero ho speso anche solo 5 minuti della mia vita a stressarmi per sta cagata? Cosa dovrei dire ora?!" Che poi è la stessa cosa che ho pensato quando è nato Alessandro: "Pensavo davvero di essere stanca con Simona?! Serio?!" E tornando ancora più indietro è "Pensavo davvero di essere stanca perché ero incinta?! Ahahahahaha!".
Il nostro corpo e la nostra mente si adattano a livelli di stress genitoriale sempre crescenti, se non accade, secondo me stiamo sbagliando qualcosa e dobbiamo tornare un attimo sui nostri passi per analizzarci, almeno io faccio così. Perché passata una cosa, c'è sempre la successiva al varco: il periodo di latenza è breve. Possono essere cose piccole e insignificanti come il portarsi appresso il passeggino, che nella fase successiva è "ma perché l'educatrice mi dice che è scalmanato e manesco?" (Spero di no!).
Parlavo con un mio collega di aspettative: ad un certo punto, dice, sembra che sia tremendamente importante che questi bambini abbiano tabelle di marcia bel precise, ma poi quando diventano grandi ti dici che hai passato ore insonni per niente...Un bambino sano, camminerà, parlerà, smetterà di farsela addosso, mangerà da solo prima o poi. Ha davvero importanza che il "prima", sia il tempo che vogliamo noi? O che statisticamente è significativo? Se un bambino è sano, prima o poi lo farà. Perché poi quando sarà adolescente, sarà davvero buffo (o tragico!) ripensarci in quei termini, io credo.
Alla prossima!
Proprio mi vedo senza...perché non mi accontento di niente, immagino.
La cosa buffa è che ci sono già passata, so già che poi quando mi guarderò indietro dirò "davvero ho speso anche solo 5 minuti della mia vita a stressarmi per sta cagata? Cosa dovrei dire ora?!" Che poi è la stessa cosa che ho pensato quando è nato Alessandro: "Pensavo davvero di essere stanca con Simona?! Serio?!" E tornando ancora più indietro è "Pensavo davvero di essere stanca perché ero incinta?! Ahahahahaha!".
Il nostro corpo e la nostra mente si adattano a livelli di stress genitoriale sempre crescenti, se non accade, secondo me stiamo sbagliando qualcosa e dobbiamo tornare un attimo sui nostri passi per analizzarci, almeno io faccio così. Perché passata una cosa, c'è sempre la successiva al varco: il periodo di latenza è breve. Possono essere cose piccole e insignificanti come il portarsi appresso il passeggino, che nella fase successiva è "ma perché l'educatrice mi dice che è scalmanato e manesco?" (Spero di no!).
Parlavo con un mio collega di aspettative: ad un certo punto, dice, sembra che sia tremendamente importante che questi bambini abbiano tabelle di marcia bel precise, ma poi quando diventano grandi ti dici che hai passato ore insonni per niente...Un bambino sano, camminerà, parlerà, smetterà di farsela addosso, mangerà da solo prima o poi. Ha davvero importanza che il "prima", sia il tempo che vogliamo noi? O che statisticamente è significativo? Se un bambino è sano, prima o poi lo farà. Perché poi quando sarà adolescente, sarà davvero buffo (o tragico!) ripensarci in quei termini, io credo.
Alla prossima!
venerdì 8 aprile 2016
UN'ALTRA PRIMAVERA
Avete presente quando la primavera esplode, e vi trovate a fare la stessa strada ogni mattina, per poi accorgervi d'un tratto che quell'albero di magnolia è finalmente sbocciato? Oppure che attraversando il parco, ecco che il viale dei platani è ombreggiato da giovani foglie nuove?
Non è successo all'improvviso, perché se ogni giorno vi foste fermati a guardare, avreste notato prima minuscole gemme color verde chiaro, che si sono trasformate giorno per giorno in foglie. Solo che le giornate sono così frenetiche, così piene di tutto, che non ci avete fatto caso...
Ecco, coi figli succede la stessa cosa. Li avete sottomano e tra le braccia ogni giorno, e ogni giorno vi occupate di loro; poi c'è un momento in cui li guardate, li guardate VERAMENTE, e vi accorgete di cambiamenti che millimetricamente avvengono ogni giorno, ma li cogliete d'improvviso.
Ecco che i pantaloni comprati per Alessandro a novembre, ora sono corti, che Simona sembra sempre più dinoccolata: quando si alza la mattina e arriva in salotto, ha l'aria scazzata dei grandi, e si stropiccia gli occhi e si stira dicendo "oggi mi fanno male le anche", come se facesse la conta dei dolori. A quasi sei anni.
E io mi trovo a pensare "Ma quand'è che sono diventati così grandi?"
Abbiamo fatto una serie di passaggi in quest'ultimo periodo: dormono entrambi sui letti da grandi: Simona su quello alto, ed Alessandro in quello che fino a una settimana fa era di Simona. Lo vedi, pulcino, in un letto in cui ancora naviga, che però si accende da solo la lucetta, si prende i libri dalla mensola. E mangia a tavola col rialzo, non è più in modalità seggiolone.
Tra qualche mese, quando avrò l'elenco delle cose che serviranno, andremo tutti assieme a scegliere LO ZAINO PER LA SCUOLA, per Simona. A settembre inizieranno una nuova avventura: Simona alle elementari, Ale alla materna.
Se mi fermo a pensare, mi domando se siamo pronti, tutti: io, per me, vivo sempre la dicotomia del "non vedo l'ora", con "ancora qualche giorno, per favore, voglio ancora vedere le manine paffute da bebé, non le dita affusolate! Voglio le coccole del mattino, non la dissertazione sui sogni fatti!"; so che non si può, perché proprio le dita affusolate, che sono ali, nient'altro che ali per volare, daranno a noi genitori la misura di quello che stiamo facendo.
Non è successo all'improvviso, perché se ogni giorno vi foste fermati a guardare, avreste notato prima minuscole gemme color verde chiaro, che si sono trasformate giorno per giorno in foglie. Solo che le giornate sono così frenetiche, così piene di tutto, che non ci avete fatto caso...
Ecco, coi figli succede la stessa cosa. Li avete sottomano e tra le braccia ogni giorno, e ogni giorno vi occupate di loro; poi c'è un momento in cui li guardate, li guardate VERAMENTE, e vi accorgete di cambiamenti che millimetricamente avvengono ogni giorno, ma li cogliete d'improvviso.
Ecco che i pantaloni comprati per Alessandro a novembre, ora sono corti, che Simona sembra sempre più dinoccolata: quando si alza la mattina e arriva in salotto, ha l'aria scazzata dei grandi, e si stropiccia gli occhi e si stira dicendo "oggi mi fanno male le anche", come se facesse la conta dei dolori. A quasi sei anni.
E io mi trovo a pensare "Ma quand'è che sono diventati così grandi?"
Abbiamo fatto una serie di passaggi in quest'ultimo periodo: dormono entrambi sui letti da grandi: Simona su quello alto, ed Alessandro in quello che fino a una settimana fa era di Simona. Lo vedi, pulcino, in un letto in cui ancora naviga, che però si accende da solo la lucetta, si prende i libri dalla mensola. E mangia a tavola col rialzo, non è più in modalità seggiolone.
Tra qualche mese, quando avrò l'elenco delle cose che serviranno, andremo tutti assieme a scegliere LO ZAINO PER LA SCUOLA, per Simona. A settembre inizieranno una nuova avventura: Simona alle elementari, Ale alla materna.
Se mi fermo a pensare, mi domando se siamo pronti, tutti: io, per me, vivo sempre la dicotomia del "non vedo l'ora", con "ancora qualche giorno, per favore, voglio ancora vedere le manine paffute da bebé, non le dita affusolate! Voglio le coccole del mattino, non la dissertazione sui sogni fatti!"; so che non si può, perché proprio le dita affusolate, che sono ali, nient'altro che ali per volare, daranno a noi genitori la misura di quello che stiamo facendo.
La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro.Alla prossima!
mercoledì 24 febbraio 2016
I FRATELLI PARTE DUE
E' difficile definire il rapporto che si crea tra fratelli guardandoli da fuori.
Io sono stata sorella maggiore, e non ho mai avuto nei confronti dei miei fratelli la stessa cura e dolcezza che ha Simona nei confrondi di Alessandro.
Lei scende a compromessi 3 volte su 4 (poi capita che si impunti su qualche cavolata), io non l'avrei mai fatto. Non alla sua età: sono ed ero una persona meno incline alla generosità.
Stamattina: "Ciao Ale, tu vai a piedi io vado con la macchina!"
Lui: "No, tu no!"
Lei "Va bene, no. Pensala come vuoi, io ci vado lo stesso." Tranquilla e serafica.
Forse Alessandro mi somiglia di più: egoriferito è tutto ciò che fa, "FACCIO IO" la sua frase preferita. I giochi sono suoi, se decide che è così.
Naturalmente lo stiamo correggendo, naturalmente senza grossi risultati.
Hanno due caratteri diversi, ma si incastrano bene, quando giocano insieme e li senti ridere entrambi per qualcosa che sta facendo lei o sta facendo lui. Tipicamente qualcosa che non andrebbe fatta...
Che poi se ridono troppo, è il preludio al pianto di uno dei due che si fa male, o si offende per qualcosa. Ormai è assiomatico. E quando litigano, se non ne escono da soli in un tempo ragionevole, li separo: a prescindere dalla colpa, è una punizione per entrambi.
Abbiamo fatto nostra (di noi genitori) la regola del: "non mi interessa di chi è la colpa/chi ha iniziato per primo"; se funziona...Ai posteri l'ardua sentenza. A me al momento sembra di limitare i danni.
Quando sei genitore di un figlio devi gestire la sua educazione e la sua crescita. Quando sei genitore di più figli, forse hai un piccolo compito in più: guidare le relazioni cercando di creare meno interferenze possibili.
Questo in realtà lo fai comunque, anche con un figlio unico, perché se non vive isolato dal resto del mondo e prima o poi litigherà con qualche amichetto, però nel caso dei fratelli è un compromesso quotidiano.
Non è facile fare l'osservatore, in quanto sei abbastanza escluso dalle loro dinamiche più intime. Deve essere ancor più difficile con i gemelli, almeno da quanto mi è stato raccontato in più di un'occasione.
Al momento mi auguro solo che mantengano tra di loro un bel rapporto, anche se avranno amicizie e interessi diversi; che sappiano ricordarsi sempre il bene che si vogliono, anche quando saranno adulti.
Alla prossima!
Io sono stata sorella maggiore, e non ho mai avuto nei confronti dei miei fratelli la stessa cura e dolcezza che ha Simona nei confrondi di Alessandro.
Lei scende a compromessi 3 volte su 4 (poi capita che si impunti su qualche cavolata), io non l'avrei mai fatto. Non alla sua età: sono ed ero una persona meno incline alla generosità.
Stamattina: "Ciao Ale, tu vai a piedi io vado con la macchina!"
Lui: "No, tu no!"
Lei "Va bene, no. Pensala come vuoi, io ci vado lo stesso." Tranquilla e serafica.
Forse Alessandro mi somiglia di più: egoriferito è tutto ciò che fa, "FACCIO IO" la sua frase preferita. I giochi sono suoi, se decide che è così.
Naturalmente lo stiamo correggendo, naturalmente senza grossi risultati.
Hanno due caratteri diversi, ma si incastrano bene, quando giocano insieme e li senti ridere entrambi per qualcosa che sta facendo lei o sta facendo lui. Tipicamente qualcosa che non andrebbe fatta...
Che poi se ridono troppo, è il preludio al pianto di uno dei due che si fa male, o si offende per qualcosa. Ormai è assiomatico. E quando litigano, se non ne escono da soli in un tempo ragionevole, li separo: a prescindere dalla colpa, è una punizione per entrambi.
Abbiamo fatto nostra (di noi genitori) la regola del: "non mi interessa di chi è la colpa/chi ha iniziato per primo"; se funziona...Ai posteri l'ardua sentenza. A me al momento sembra di limitare i danni.
Quando sei genitore di un figlio devi gestire la sua educazione e la sua crescita. Quando sei genitore di più figli, forse hai un piccolo compito in più: guidare le relazioni cercando di creare meno interferenze possibili.
Questo in realtà lo fai comunque, anche con un figlio unico, perché se non vive isolato dal resto del mondo e prima o poi litigherà con qualche amichetto, però nel caso dei fratelli è un compromesso quotidiano.
Non è facile fare l'osservatore, in quanto sei abbastanza escluso dalle loro dinamiche più intime. Deve essere ancor più difficile con i gemelli, almeno da quanto mi è stato raccontato in più di un'occasione.
Al momento mi auguro solo che mantengano tra di loro un bel rapporto, anche se avranno amicizie e interessi diversi; che sappiano ricordarsi sempre il bene che si vogliono, anche quando saranno adulti.
Alla prossima!
venerdì 8 gennaio 2016
ELOGIO DI HOPPER
Premessa: io amo i cattivi Disney, in generale hanno un iter più divertente e fantasioso dei rispettivi antagonisti buoni, anche se poi fanno una fine da idioti. Ci sono due tipi di cattivi in genere: quelli portati al male da brutte esperienze di vita, e quelli malvagi.
Due esempi: Scar è cattivo perché vissuto sempre nell'ombra opprimente del fratello, poi quando finalmente poteva dire "ok, mio fratello è un gran rompicoglioni, ma tra qualche anno erediterò il regno e vaffanculo", arriva Simba a rovinargli la piazza.
La strega di Biancaneve è cattiva e basta.
Il mio cattivo Disney per eccellenza è Hopper. La cavalletta di A bug's life. Mi piace perché è intelligente, ed un ottimo capo: "Prima regola del comando. Ogni cosa qui è colpa tua".
Inoltre, benché muoia tra atroci sofferenze ed in maniera abbastanza stupida, dà una lezione su uno dei miei punti cardine dell'essere genitore.
Una delle cose che non sopporto, in generale, è il concetto del "lasciar correre". Del tipo: "Che importa se fa capricci per come è vestito, non deve andare ad una festa da ballo, lo vesto come vuole", "Che importa se mangia con le mani, tanto poi lo pulisco", "Che importa se ha rotto questa cosa, tanto dovevo già buttarla".
Lo sciame di cavallette si trova in pieno deserto. Devono tornare dalle formiche per prendersi l'offerta raddoppiata di cibo; le cavallette non vogliono sobbarcarsi il viaggio a poca distanza dall'inizio dell'autunno, col rischio pioggia: c'è già abbastanza cibo per tutto l'inverno...
https://www.youtube.com/watch?v=bPW9mIrQcXA
"Non si tratta di cibo, si tratta di tenere quelle formiche in riga."
Ora, in maniera sicuramente meno truce e trasponendo alla vita di tutti i giorni, spesso non si tratta del motivo del capriccio, di per sé magari trascurabile.
Si tratta di educazione. L'educazione è figlia della coerenza, e la coerenza spesso può essere pedante: se lascio correre una cosa, quella cosa tornerà. E' assiomatico. A volte non ci costerebbe nulla accontentare, far finta di nulla. E' la cosa più semplice.
Se Simona mi risponde male, perché è stanca, arrabbiata, o che, potrei fare finta di nulla. Ma ha risposto male, e per quanto la punizione sarà lieve o comunque commisurata al momento, dal mio punto di vista DEVE esserci, o lei riterrà che rispondere male sia una cosa trascurabile.
Per questo mi piacciono i cattivi: offrono sempre spunti di riflessione.
Alla prossima!
Due esempi: Scar è cattivo perché vissuto sempre nell'ombra opprimente del fratello, poi quando finalmente poteva dire "ok, mio fratello è un gran rompicoglioni, ma tra qualche anno erediterò il regno e vaffanculo", arriva Simba a rovinargli la piazza.
La strega di Biancaneve è cattiva e basta.
Il mio cattivo Disney per eccellenza è Hopper. La cavalletta di A bug's life. Mi piace perché è intelligente, ed un ottimo capo: "Prima regola del comando. Ogni cosa qui è colpa tua".
Inoltre, benché muoia tra atroci sofferenze ed in maniera abbastanza stupida, dà una lezione su uno dei miei punti cardine dell'essere genitore.
Una delle cose che non sopporto, in generale, è il concetto del "lasciar correre". Del tipo: "Che importa se fa capricci per come è vestito, non deve andare ad una festa da ballo, lo vesto come vuole", "Che importa se mangia con le mani, tanto poi lo pulisco", "Che importa se ha rotto questa cosa, tanto dovevo già buttarla".
Lo sciame di cavallette si trova in pieno deserto. Devono tornare dalle formiche per prendersi l'offerta raddoppiata di cibo; le cavallette non vogliono sobbarcarsi il viaggio a poca distanza dall'inizio dell'autunno, col rischio pioggia: c'è già abbastanza cibo per tutto l'inverno...
https://www.youtube.com/watch?v=bPW9mIrQcXA
"Non si tratta di cibo, si tratta di tenere quelle formiche in riga."
Ora, in maniera sicuramente meno truce e trasponendo alla vita di tutti i giorni, spesso non si tratta del motivo del capriccio, di per sé magari trascurabile.
Si tratta di educazione. L'educazione è figlia della coerenza, e la coerenza spesso può essere pedante: se lascio correre una cosa, quella cosa tornerà. E' assiomatico. A volte non ci costerebbe nulla accontentare, far finta di nulla. E' la cosa più semplice.
Se Simona mi risponde male, perché è stanca, arrabbiata, o che, potrei fare finta di nulla. Ma ha risposto male, e per quanto la punizione sarà lieve o comunque commisurata al momento, dal mio punto di vista DEVE esserci, o lei riterrà che rispondere male sia una cosa trascurabile.
Per questo mi piacciono i cattivi: offrono sempre spunti di riflessione.
Alla prossima!
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