giovedì 19 aprile 2012

FOCACCIA E PIOGGIA.

E' tipo che piove da giorni e sento sempre più freddo dentro le ossa, e in mezzo allo stomaco. Lavoro come una matta, e domani sarà l'ennesima levataccia non voluta. Sto comunciando a confondere script perl con mantra buddisti.
Ieri dopo che ha spiovuto verso le 18 esco a prendere Simona. Non appena mettiamo piede fuori dal Nido riprende a diluviare, e va beh. Tra passeggino e ombrello vince il passeggino con quell'orribile cerata che sgocciola sulle mie scarpe.
Ci fermiamo dal panettiere e prendiamo la pizza, la signora gentilissima le offre una focaccetta di quelle piccole che lei agguanta senza se e senza ma ed inizia a divorarla come se non esistesse più un domani (o come se l'affamassimo, non so). Arriviamo a casa, io grondante di pioggia, coi piedi bagnati, la borsa della piscina bagnata dentro e fuori, la ceratina che cola sul parquet, finalmente mi spoglio, spoglio lei, ci guardiamo...Ha ancora mezza focaccetta tra le mani.
"Ne dai un po' alla mamma?"
Mi guarda e sorride.
"To mamma!"
E con minuzia degna del miglior orafo, con l'unghietta del pollice e quella dell'indice riesce ad estirpare un atomo (comunque appena visibile ad occhio nudo)
da suddetto brandello di focaccia. Mi guarda come se si fosse levata un rene, ma fosse fiera d'averlo fatto.
"Grazie, amore, sei generosissima"
Come ultimo dileggio, con l'indice unto mi fa segno sulla guancia "Buooona!".