sabato 12 novembre 2011

SUCCEDE ANCHE QUESTO

Oggi è stata una giornata dedicata a me. Ivan si è tenuto Simona tutta mattina e parte del pomeriggio; io mi sono sparata, nell'ordine: estetista, parrucchiere, shopping (ma tutto per la nanerottola alla fine...).
Potrei disquisire a lungo sulla simpatia innata delle commesse Chicco, una delle quali, in particolare, è in grado di irritarmi nel giro record di 1,5 secondi. Basta lo sguardo, come si suol dire. 
Potrei disquisire anche sul fatto che uno stivaletto da neve numero 20 possa arrivare a costare 69 euro. Uno stivaletto di stoffa, gomma e pelo sintetico. Pelle non pervenuta. Ho deciso che se li farà regalare per Natale...
Alle 2 avevo fame, ero in giro da sola...Pensavo di porcheggiare da Mc Donalds, ma c'era troppa gente, e ho ripiegato sul ristorantino giapponese vicino a casa. Nella totale tranquillità di una giornata tutta mia mi sono seduta a mangiare...Ed ecco che arrivano.

Lui: aria da maschio in carriera, bella presenza, IPhone in bellavista. Lei: ben vestita, non usciva da mesi secondo me, velo di trucco e aria stranita. Porta tra le braccia un nano ciucciomunito di 18 mesi (lo scopro dopo). Si siedono, sono senza seggiolone, senza un qualsiasi giocattolo per intrattenere il pupo, che è arrivato con frigna già inclusa. Mangiano con questo bambino in braccio passandoselo portata per portata. Ovviamente sono seduti accanto a me. Io penso che non mi sarei mai avventurata ad un giapponese senza nemmeno un seggiolone dove sederlo, e contando che è un microristorante dove non è che puoi farlo scorrazzare liberamente senza rompere le palle agli altri clienti. 
La cosa che mi lascia stupita è che NON SANNO come intrattenere questo bambino, le cui lagnanze si fanno vieppiù rumorose. Se lo passano, lo coccolano, ma io vedo che sul tavolo ci sono tovaglioli colorati, perché non glie ne passi uno? Penso...
Intercetto lo sguardo scazzatissimo di questo bimbo (scopro che si chiama Paolo) e siccome non mi faccio mai i fattacci miei, gli faccio un sorriso e gli dico: "Perché piangi?". Lui allunga le mani verso di me come a dire "Salvami! Mi stanno uccidendo di noia!". Sua madre mi guarda, e io dico "Nemmeno mia figlia mi tende le mani con così tanta convinzione.". Per lei è evidentemente un "via libera" e dopo breve scambio di fuffa mi ritrovo Paolo in braccio e inizio a canticchiargli "Le manine laboriose", facendo i gesti. Lui s'incanta e ride. Sua madre: "Non gli canto mai niente, forse dovrei..." 

Alla fine mi ritrovo a fare 5 minuti di baby sitteraggio mentre questi due genitori finiscono la tempura. E' allora che accade: "Scusi, posso registrarla mentre canta quella canzone? Così poi la imparo e glie la ripeto." Cosa potevo risponderle? "Certo!" ovviamente. Mi ritrovo in un ristorante giapponese a cantare "Le manine laboriose" ripresa da un cellulare. Son cose che ti segnano!