I miei figli sono dei gran privilegiati. Non hanno fame, non hanno freddo, non sono nati su un barcone alla deriva, non sanno che può essere difficile anche solo avere un paio di scarpe, figuriamoci se hanno idea di cosa sia cercare di sopravvivere. Oggi.
Perchè domani, non si sa quale domani, i miei figli si risveglieranno che sono improvvisamente illegali, che non hanno più possibilità di rientrare in casa loro, si risveglieranno e ci sono le bombe che fischiano sopra le loro teste e distruggono tutto. Aria satura di polvere, sangue nei polmoni, corse alla ricerca di un tozzo di pane, di acqua pulita. Correre nei campi, inseguiti da qualcuno. Annegare nel mare gelido, chiedendosi come ultimo pensiero il perché. Lividi corpi su una spiaggia straniera, bagnati dalla spuma di un mare freddo e ostile. Qualcuno li raccoglierà, qualcuno piangerà, qualcun altro dirà che non si può accoglierli tutti che è inevitabile, e intanto preparerà un presepe. E guarderà Simona, i capelli pieni di alghe, oppure Alessandro, distrutto da una mina.
Date un volto a ciò che vedete, dategli un volto che amate. Altrimenti è giusto che continuiate a ignorare ciò che vi circonda, perché è lontano, perché sentite che tanto avete un sacco di problemi voi, non potete accollarvi quelli degli altri, e che magari in fondo chissenefrega, non sono certo figli vostri.
Buon Natale.