martedì 12 dicembre 2017

I MIEI MOSTRI SELVAGGI

Ieri sera Alessandro non voleva dormire perché aveva paura di fare brutti sogni (a suo dire, a me è parso tutto un grosso capriccio). Comunque questo, e il fatto che stanotte sarà Santa Lucia, mi ha ricordato tutta una serie di paure, fobie ed eventi inquietanti che hanno caratterizzato la mia infanzia.
In ordine sparso:



L'immaginetta di Santa Lucia
Mia nonna materna possedeva un'immaginetta sacra di Santa lucia che porgeva un piattino dorato contenente degli occhi. A differenza delle immagini iconografiche più diffuse, nelle quali gli occhi sembrano dipinti sul piattino, in quel caso sembravano occhi cavati.


Il Cristo appeso
Dopo la messa domenicale, mia nonna materna (sempre lei) sovente mi portava alla libreria/edicola delle edizioni Paoline accanto alla chiesa. Mi comprava Il Giornalino o Il Corrierino.
Questo posto vendeva anche altro: potevi ammirare statuette del presepe di bella fattura, e, appesa, una statua di Cristo in croce a grandezza naturale o quasi (ero piccola, difficile valutarlo).
Il volto del Cristo era segnato da un'espressione di dolore profondo, agonico; il volto rigato di sangue, le mani e i piedi trafitti e sanguinanti anch'essi. La cosa peggiore per me era la magrezza estrema, che molti anni dopo ho rivisto nelle immagini dei campi di sterminio. E subito l'immagine di quella statua mi è venuta in mente.

La casa dalle finestre che boh
Andavamo in visita (SEMPRE CON MIA NONNA MATERNA) da delle persone la cui vicinanza alla mia famiglia io non ho mai capito. Abitavano in una casa di corte molto buia, perché le finestre erano oscurate da dei rampicanti.
Ricordo questa donna molto anziana sul divano che non ho mai visto muoversi, ricordo molte statue di capodimonte per casa, ricordo la presenza di sole donne.
Di fronte c'era un edificio diroccato in ristrutturazione perenne, e poiché all'interno di quella casa mi coglieva spesso un senso di oppressione che non era sano per una bambina in età scolare, ci giocavo dentro, con mia sorella e la pronipote di questa anziana.
Ricordo che non c'era alcuna protezione e potevamo entrare nella casa e girare per i vani bui e pericolanti. Una volta ho provato a salire al secondo piano: c'era una scala di legno provvisoria. Ho sentito un rumore poco rassicurante di legno che si spezzava, e sono scesa di corsa spaventata.



Le possessioni corporee (da qui la mia fobia per i parassiti in genere)
"Se guardi lo specchio troppo a lungo, esce il diavolo"
"Se bevi troppo ti vengono le rane nella pancia"
"Se ridi troppo ti vengono i vermi nella pancia"

Indovinate chi? BRAVI! La nonna.



La camera da letto della nonna con le facce
Il letto, un comò con specchiera, armadio quattro stagioni, comodini. Mia nonna aveva mobilia con non ricordo che legno, forse radica. Vedevo facce ovunque nelle venature di questo legno. Era divertente di giorno, un po' meno di sera.



Il tinello Twin Peaks
Una delle zie di mia madre aveva una casa graziosa, ma l'ingresso (senza finestre) aveva una pesante tappezzeria damascata rossa, spessa, che creava un ambiente da incubo.



La visita in corriera al cimitero (SEMPRE LA NONNA):
In realtà era divertente, anche per il giro in corriera che sembrava di andare in gita.
Il cimitero di Melzo aveva (ma credo abbia tutt'ora) una zona dedicata ai bambini defunti: mi piaceva farci un giro quando ero piccola. Anche negli ossari bui.
Una notte ho sognato che gli angioletti di marmo che spesso effigiavano le lapidi dei bambini, prendevano vita. Fine dei giri.



A completamento di tutto questo, con la nonna facevo molte cose belle: prima tra tutte il giro in campagna lungo i rigagnoli di irrigazione dei campi, a raccogliere cicoria matta.
Mi portava al mercato e mi comprava sempre le caramelle, o in drogheria dove prendeva una pancetta tesa da mangiare con le michette, e l'osso di prosciutto. Mi faceva il semolino se ne avevo voglia. Mi faceva giocare nell'orto.

Ho dormito con lei nel lettone quando veniva a casa nostra e mi raccontava le cose della sua infanzia che erano molto divertenti.
Se ho ricordi di cose "angoscianti" (ma a ben vedere nel contempo comiche: ero piuttosto razionale, ma credevo nelle rane nella pancia, per dire) è perché ho trascorso molto tempo con lei e ci sono stati momenti molto belli prima che si ammalasse.

Quindi ogni volta che vedo una immaginetta di santa Lucia ripenso a lei, alla sua cucina in penombra, a quando mi faceva giocare con le anguille decapitate (QUESTO ERA DIVERTENTISSIMO!).

 Alla prossima!

lunedì 30 ottobre 2017

AVEVO CAPITO FOSSE PIU' FACILE.

Alessandro ha da poco compiuto 4 anni. 
Alessandro è nato quando avevo più o meno capito l'andazzo della vita genitoriale, e l'ha buttata nel cesso.
Alessandro ti guarda, guarda che tu lo stia fissando in quel momento, poi tira un calcio a sua sorella e dice "Non sono stato io!" 
Alessandro ha un sorriso che stende e dietro quel sorriso c'è un Bart Simpson pronto all'azione.
Alessandro, che vorrei portare dalla pediatra perché penso che non senta bene, magari gli si è formato ancora il tappo di cerume, e poi mi rendo conto che non è che non sente, IGNORA.
Alessandro ha una memoria prodigiosa, per cui è impossibile fregarlo dicendogli una cosa per poi sperare se ne dimentichi dopo qualche giorno. Si ricorda canzoni, frasi buttate lì, luoghi visti anche una sola volta. 
Alessandro sa rigirare le frittate, e se vede che marca male, fa retromarcia e dice "Sono un bambino bravissimo io, non faccio le stupidaggini."
Alessandro permalosissimo.
Alessandro che la mattina non devi parlargli troppo perché si sveglia inverso.
Alessandro un po' manesco.
Alessandro che ci ho messo un po' a capire che non è lento, è troppo veloce. 
Alessandro che: "Saluta, non fare il maleducato" "Non sono maleducato, sono timido"; però quando gli conviene parla con chiunque, specie con il cameriere del ristorante, cui vuole chiedere qualcosa.  
Alessandro che nel negozio "Non toccare le cose!" "Non tocco, metto solo il dito vicino"
Questo Alessandro qui che riempie il mio cuore e la mia pazienza nel medesimo modo, non lo cambierei per nulla al mondo. 

Alla prossima.

sabato 2 settembre 2017

LA COMFORT ZONE

Diciamo che io, per mia natura, tendo a creami una zona franca in tutto quello che faccio, non per un senso di protezione cui dar seguito, ma più semplicemente perché mi dà piacere. 
Questo un po' in tutto ciò che faccio: mi piace il quartiere dove abito, il fatto che se entro dal macellaio la mattina presto prima del lavoro,  oppure al mercato comunale il sabato con il mio carrellino da nonna per la spesa, mi sento accolta, mi conoscono, mi salutano e mi consigliano. Idem se partecipo ad un evento nel quartiere, un aperitivo nei locali di zona o una cena. 
La scuola dei bambini è anche il parco dove giocano, conosco anche solo di vista molte persone; il Trotter è parte integrante della vita della famiglia, con i suoi pregi e i suoi problemi. 
Infine le cose più piccole, come la mia scrivania al lavoro, piena degli oggetti che mi fa piacere guardare, toccare, che mi identificano... Insomma, tutto ciò che rende la mia vita più piacevole, tendo a tenermelo stretto. 
Per questo motivo mi stupisco di chi dice che per vivere appieno bisognerebbe uscire dalle proprie zone di comfort. Perché? Io non ho niente da dimostrare a nessuno e la mia vita mi dà soddisfazione così. Quando qualcosa non mi piace semplicemente cerco di cambiarla, oppure capita che qualcosa non mi piaccia ma sia necessario al bene della famiglia, perciò rinuncio o scendo a compromessi. Ma non faccio spontaneamente qualcosa che mi crea disagio, solo per dimostrare a me stessa che sono figa. Forse un tempo, quando il mio cervello cercava la sua strada. Ora ho fatto pace con il mio cervello. 
Ho detto disagio, non adrenalina: zona di comfort è anche buttarsi col paracadute, fare arrampicate, partecipare a competizioni, dipende solo dalla sensazione che ti crea dentro. Per alcuni stare a casa a guardare la TV è un disagio, quindi perché farlo? 

Alla prossima. 

venerdì 9 giugno 2017

IL LUTTO DEI BAMBINI

Sono a tavola e stanno mangiando. A me viene da piangere, però devo pensare a cosa dire ora e come dirlo.
- Bambini, purtroppo il nonno Efrem non c'è più. E' morto.- (Ho pensato che le parole sono importanti: non si può dire ai bambini "è mancato", "è scomparso". Crea confusione e basta)
Simona piange. Alessandro ride, ma in maniera nervosa, poi piange poi ride ancora. 
Consolo Simona, spiegandole che il nonno era malato e che purtroppo la malattia se lo era portato via. 
- Quando va in cielo?-
-E' già lì. Adesso magari ti sta guardando. -
Parlare di un DOPO non è facile, ma ritengo di fare la cosa giusta: gli facciamo credere le peggio stronzate tipo babbo natale, perché non regalare loro un senso alla morte?
Parliamo del fatto che ci sarà il funerale, del fatto di fare un bel disegno da lasciargli, del fatto di volerlo vedere 
(-Ma se è in cielo come faccio a vederlo?- 
 -No Simona, il corpo resta qui. In cielo ci va quello che c'è nel cuore e nella testa, i pensieri, le emozioni. Tu sei fatta dal tuo corpo ma anche da quello che pensi e provi tutti i giorni, vero?- 
Ci riflette su: -Sì...Ma però COME fa ad andare in cielo senza il corpo?-
-E' come se fosse nell'aria (Al momento non mi è venuto niente di meglio)
-Ah ok.)
Parliamo tantissimo. 
Simona è stata esemplare al funerale e alla camera ardente, è stata composta, lo ha salutato, ed è andata avanti come è giusto che facciano i bambini di quell'età. Ogni tanto ne parla, in maniera serena.  

Ho commesso un grosso errore con Alessandro, invece. L'ho sottovalutato.
Alessandro non ha ben chiaro a 3 anni e mezzo cosa voglia dire la morte. Oltretutto il giorno in cui è mancato il nonno,  era malato. Mi sono concentrata sulla sua salute, e mi sono concentrata su Simona, più grande e consapevole a mio modo di vedere, mentre lui stava cercando di capire perché papà non fosse a casa con noi, perché io fossi triste, perché dovesse andare dai miei, cosa volesse dire che una persona non c'è più. Non ho dato sufficiente peso al suo stato d'animo in merito alla questione, invece lui continuava a rimuginare ed era confuso, ma ce ne siamo accorti dopo. E' stato intrattabile e molto appiccicoso per qualche giorno, anche quando è stato meglio di salute. Sabato scorso siamo andati al cimitero, e lui non voleva entrare. Non c'era alcun motivo, ma si è bloccato all'ingresso. E' entrato solo in braccio a papà. 
Ha chiesto poi: -Ma il nonno è a casa con la nonna?-
-No Alessandro-
-Ma allora la nonna è da sola?-
-Sì, è da sola, ma tiene il nonno nel suo cuore, continua a volergli bene. Puoi farlo anche tu: continuare a pensare al nonno e a volergli bene anche se non lo vedi più.-
Ora va meglio. Io ho fatto tesoro di questa esperienza, rendendomi conto ancor di più quanto i bambini siano delle spugne incredibili, non solo di fatti ma anche di emozioni. Farò tesoro dei miei errori.

Alla prossima!

giovedì 18 maggio 2017

CHE CAZZO NE SAI TU DI IMMUNITA'?

Mio padre mi ha raccontato che quando faceva il militare, una sera ha fatto a pugni con un commilitone che raccontava che le stelle erano incollate nel cielo, voleva convincerlo della ragione di questa sua affermazione. Mio padre aveva, ed ha, anche se smorzato dall'età, un carattere sanguigno e mal sopportava l'ignoranza travestita da supponenza. Questo per dire che gli ignoranti esistono da sempre, ma la loro area d'azione era limitata a discussioni tra poche persone, o al bar di paese.
L'avvento dei social ha sdoganato l'ignoranza (e di questo se ne parla a iosa, non mi dilungo sulle modalità), e l'ha fatto in maniera che nel tempo ho ritenuto essere: interessante, poi comica, infine avvilente.
Adesso sono preoccupata. Preoccupata per il calo vaccinale e il numero sporpositato di casi di morbillo dall'inizio dell'anno ad ora. Preoccupata per la mancata percezione sociale di un problema enorme.
Sono soprattutto preoccupata, però, del fatto che una persona che ha in mano la vita di un'altra persona (quindi un genitore) si rivolga a ciarlatani a vario titolo, e ignoranti di tutte le risme che "insegnano" a vivere con video su YouTube e post su Facebook. Persone non titolate a niente, oppure persone che speculano. 
Mi sono chiesta cosa porta una madre a fare al proprio figlio neonato dei lavaggi nasali con il latte materno, e quando infine questo bambino finisce in ospedale con una grave infezione respiratoria e i medici dicono a questa madre "si rende conto di quello che fa?", lei non annichilisce sotto il peso della propria sconsideratezza, ma scrive in un gruppo di mammine su facebook, chiedendo rassicurazioni e cosa fare. COSA FARE! Tuo figlio è in ospedale e tu chiedi alle mammine cosa fare. E le mammine rispondono che i medici sono cattivi. 
Mi chiedo tutt'ora cosa porta sempre un genitore a non vaccinare il proprio figlio sulla base del nulla, o di conferenze (a pagamento) tenute non da medici, o immunologi, bensì da AVVOCATI. Cosa porta a rischiare la vita del proprio figlio? L'ignoranza è una componente, ma c'è dell'altro. E quest'altro è LA FEDE.
Quando si ritiene che il proprio figlio non possa prendere la difterite perché lo si sta allattando, o che il vaccino contro il morbillo causi autismo nonostante sia un FATTO che ciò non è vero, significa che si è ben oltre la ratio, si è a livello di fanatismo religioso. C'è bisogno di credere che si ha tutti contro? Che si è meglio degli altri?
Non lo so proprio, ma so una cosa: una grossa fetta del problema viene dalle istituzioni. La libertà di scelta non può applicarsi per un bene comune. Se la tua libertà danneggia gli altri, non è più libertà ma prevaricazione. E in tal senso c'è uno spaventoso vuoto legislativo a cui ora si vuol porre rimedio.
Se dovessero far scegliere me di attivare o meno una centrale nucleare in un tal posto non avrei minimamente gli strumenti per sapere se è un bene o un male. Di certe cose che riguardano la comunità non potrei prendere decisioni, perché non avrei la preparazione per farlo. Lo vedete il problema?

Alla prossima

venerdì 24 marzo 2017

FISICHE SENSAZIONI

Ieri stavo riempiendo la lavatrice,e riflettevo sul fatto che se mi capitano per mano i vestiti appallottolati dei bambini riesco agevolmente a distinguerli tra loro dall'odore, e ciò mi ha portato a una riflessione su quanto la maternità, specie nei primi anni, sia fatta anche dei cinque sensi.


OLFATTO
Delle cose che più mi creano un legame di pancia coi bambini c'è sicuramente l'odore che emanano, ognuno distinguibile dall'altro: l'odore della loro pelle, ma anche quell'odore di sudorino che si forma sul collo mentre dormono e che la mattina ti avvolge quando ti abbracciano. E' peculiare nel bambini piccoli, perché non è sgradevole.
UDITO
Distingui le voci, sì d'accordo questa è facile, ma distingui anche la tosse, un inizio di pianto, il modo di respirare nel sonno, un "MAMMAAAA!" urlato a distanza, il pianto del tuo bambino in mezzo a una moltitudine al parco che urla, la sua voce nella classe dell'asilo mentre sei fuori ad aspettare che aprano, distinguibile seppur appena accennata con porte e finestre chiuse.
VISTA
Le palpebre azzurrate: con la pelle così sottile quando sono neonati, che distingui le venuzze sotto; i segni del ciuccio dopo la nanna, e poi, più grandi i segni del cuscino sul viso. Le ossa che cambiano forma man mano che crescono e le gambe e le braccia si allungano; il colore dei capelli che si scurisce, ma poi d'estate si schiarisce improvvisamente al primo sole, il sorriso che cambia.
TATTO
La pelle soffice e setosa, che ti dici pure: ma una volta l'avevo anche io così?! Davèr?! Le mani morbide come antistress; i piedini in faccia che li mangeresti, la testa piena di sonno appoggiata al petto o che ti sbava sulla spalla,ma anche le unghiette affilate sul viso, i capelli tirati (beh nel mio caso molto di rado avendo i capelli corti), la pipì in faccia, il vomito sul braccio. Poi quando crescono, le mani ossute nelle tue, già grandi mentre attraversi la strada, passare il balsamo tra i suoi capelli.
GUSTO
Ogni bacio su guance rigate di lacrime perché "Mi sono fatto male, mamma" sa di sale, sa di terra spesso, sa di amore sempre. 

Alla prossima.  

 

venerdì 3 marzo 2017

IL SONNO DISTURBATO

Parte della mia adolescenza è stata funestata da una forma di sonnambulismo, che ha quasi causato un infarto a mia sorella,  e che mi ha fatta cadere dalle scale, per fortuna senza conseguenze a parte un livido sulla coscia; tutt'ora ho episodi di paralisi ipnagogiche, spesso angoscianti. So quindi com'è.
Ieri sera ho trovato Alessandro in piedi in mezzo alla cameretta al buio, con il suo pigiamino di spiderman. Non so da quanto tempo fosse lì. Gli domando "Hai bisogno? Cosa c'è?" ma non mi risponde. Sta fissando il vuoto davanti a sé, allora capisco che sta dormendo. Lo riaccompagno cautamente nel letto e si mette subito a ronfare. 
Sono abbastanza sicura che lo abbia fatto altre volte, e che gli sporadici episodi di pavor notturno che ha avuto non siano stati altro che una forma di sonnambulismo: piangeva senza controllo, seduto sul suo letto, inconsolabile e totalmente assente. Quando è così puoi parlargli, ma non ti risponde perché in realtà non è presente. Inoltre puoi toccarlo, ma il più delle volte ne è infastidito e urla ancor di più. 
Altre volte l'ho trovato seduto sul letto senza alcun motivo, tranquillo, magari mentre sta borbottando qualcosa sottovoce.
Simona invece una notte si è messa a discutere con qualcuno nel sonno: "E allora non ci gioco più!" ricordo distintamente queste parole ben scandite, che sono state precedute e seguite da un borbottìo indistinto. Che io sappia però non si è mai mossa dal suo letto, anche perché me ne preoccuperei, essendo un letto a castello. 
Ah giusto! Da piccola ho anche fatto un bel tuffo da un letto a castello, durante le vacanze al mare: sognavo di imparare a fare i tuffi in acqua e mi sono buttata di sotto con il cuscino; per fortuna, nessuna conseguenza anche lì.
Quindi attendo con tranquillità l'evolversi di questi eventi: immagino che ci sia una componente genetica in queste cose. Spero smorzata dalla mia controparte nel letto che dorme a piombo. 
Devo cercare di mantenere il cuore in salute perché una notte, quando avevo 17 anni, ho cercato di fare un massaggio cardiaco a mia sorella, spaventandola a morte (stavo frequentando un corso di primo soccorso con la Croce Rossa in quei giorni). Un'altra volta mi sono messa ad urlare come una pazza (il giorno dopo avevo mal di gola) per una paralisi ipnagogica durante la quale avevo la sensazione di essere travolta da una enorme croce di legno che mi stava per schiacciare (giocavo a Quake II in quel periodo), anche in quel caso ho spaventato mia sorella. Mia sorella ha il cuore forte e in salute, buon per lei: dovessi trovare Alessandro che scrive REDRUM sulla porta della camera non so se sopravviverei.

Alla prossima!

mercoledì 11 gennaio 2017

LA GIORNATA IN DISCESA

Oggi è stata una giornata tutta positiva e lo voglio annotare perché capita di rado.
Stamattina mi sono fatta coraggio, e mi sono pesata dopo tre giorni di dieta. Beh, la bilancia mi ha strappato un sorriso: -1,6 kg; so benissimo che non è affatto significativo, che all'inizio si perdono molti liquidi, che sono stata una giornata alle terme ecc ecc, ma e` stato comunque incoraggiante.
Così sono andata in ufficio col sorriso, sfidando il gelo polare che sta un po' avvolgendo Milano in queste mattine.

La giornata è trascorsa senza grandi patemi lavorativi, sono andata a prendere Alessandro alla materna come al solito alle 5.30, e ci siamo fermati per prendere due cose al supermercatino sotto casa. Incredibilmente è stato collaborativo e non ha cercato di taccheggiare i kinder rimasti ad altezza manine dall'epifania.
Torno a casa, che c'è una zuppa di verdure e un salmone al forno da preparare, e mi chiama mia madre che ha accompagnato Simona in piscina: Simona è appena passata nel gruppo in vasca grande (vasca da 25m). E' stata una grande emozione, con una punta di rammarico per essermi persa il passaggio. E stasera aveva male agli addominali: ora sì che si comincia a lavorare sul serio.

Preparo la cena, sapendo che dovrò insistere col piccolo crudista di famiglia che fa storie con zuppe e verdure cotte. Devo ricredermi: si vede che ha cambiato gusti proprio oggi e mangia tutto senza nemmeno tentare una scusa ridicola tipo (questa l'ultima quando ho preparato il passato di verdure): "Mamma, questa suppa mi fa venire i pesci nella pancia" o simili. Quindi ceniamo tranquilli in attesa che tornino Ivan e Simona. E già so che sarò inondata di parole di Simona che dovrà raccontarmi tutto della novità in piscina; invece per prima cosa mi mostra un voto: SUPER BRAVA! preso nei compiti delle vacanze.

E infine stasera si realizza la combinazione karmica dei panni: niente da stirare, niente da lavare. Dura qualche ora al massimo, e capita di rado durante l'anno, ma ora posso farmi una doccia e mettermi a letto ancora con un sorriso. Basta poco per farmi contenta!

Buon Anno e alla prossima.